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Se il cliente non paga il difensore, fanno fede i parametri
Per la prima volta nella sua storia, la Procura generale della Corte di Cassazione si è aperta alla società civile. Lo ha fatto presentando il Bilancio di responsabilità sociale, il documento illustrativo delle molteplici delle funzioni svolte da quest’Ufficio che rappresenta ancora oggi un “unicum” nell’ordinamento giudiziario del Paese.
L’iniziativa, voluta dal procuratore generale Riccardo Fuzio, si è svolta ieri nell’Aula magna della Corte di Cassazione alla presenza, fra gli altri, del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, del vice presidente del Csm David Ermini, del presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin.
«La Procura generale della Corte di Cassazione è titolare di numerose attribuzioni di rilievo», ha ricordato Fuzio. Ad esempio «garantire un sistema di reciproca conoscenza delle esperienze di coordinamento attuate, in tutta Italia, dagli uffici del pubblici ministero con vari enti e centri che interagiscono con il mondo giudiziario, in particolare con le forze di polizia, in materia di investigazione».
Ma, soprattutto, il procuratore generale è il titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati. Tema quanto mai sensibile.
Sul punto infatti, dopo le polemiche dei giorni scorsi relativamente ad alcuni giudizi di valore contenuti in recenti pronunce per casi di femminicidio, Fuzio ha voluto ricordare che «nelle sentenze bisogna occuparsi di fatti e non dare giudizi morali o estetici, e fare questo potrebbe costituire illecito disciplinare. Le sentenze devono essere risolte ed espresse in termini tecnici e deve essere rispettata la dignità delle persone e la correttezza verso le parti del processo».
Dello stesso avviso Bonafede, per il quale l’azione disciplinare deve essere “rigorosa” contro chi sbaglia.
«I tempi sono maturi perché ci si adoperi per un coinvolgimento della Procura generale della Cassazione nei procedimenti disciplinari relativi oltre che alla magistratura ordinaria anche a quella speciale», ha invece dichiarato Antonio Leone, presidente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria ed ex componente della Sezione disciplinare del Csm.
«Bisogna perseguire - ha proseguito Leone - una giustizia disciplinare omogenea o si crea sconcerto negli utenti della giustizia in genere». Al termine della manifestazione è stato poi firmato un Protocollo d’intesa con la Banca europea per gli investimenti.