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«Piena sintonia tra i due uffici e conferma della collaborazione su tutte le future iniziative investigative». È il messaggio che i capi dei pm di Roma e di Napoli, Giuseppe Pignatone e Nunzio Fragliasso, affidano a una nota diffusa al termine del loro incontro, avvenuto ieri nella Procura della Capitale. Un modo per sgombrare il campo dall’idea di un contrasto sull’inchiesta Consip. Ma anche un segnale utile per richiamare l’intero sistema giudiziario alla necessità di una vigilanza assolutamente rigorosa sulla tutela del segreto investigativo.
Nelle ultime ore infatti le fughe di notizie sulle intercettazioni di Consip, che avevano lasciato trapelare persino i contenuti di una conversazione fra Tiziano Renzi e il proprio avvocato, avevano cominciato a diffondere una tensione molto alta all’interno dell’intera magistratura. Soprattutto dopo che il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini aveva condiviso le considerazioni del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri su una responsabilità che «ricade comunque sulle Procure» quando atti d’indagine finiscono sui giornali. Con l’intesa manifestata ieri, Pignatone e Fragliasso sollecitano, di fatto, anche una maggiore vigilanza da parte dell’intera magistratura inquirente.
Che ci sia un allarme intercettazioni è chiaro a tutti. Ma mai come in queste ore l’allarme è avvertito dalla magistratura persino più che dalla politica. E così l’atteso vertice tra le due Procure impegnate su Consip, Roma e Napoli, finisce per essere anche un monito che i vertici di due dei più importanti uffici giudiziari del Paese inviano a tutti i circuiti investigativi. Messaggio che ha un chiaro significato: basta leggerezze.
Due ore e mezza di scambi fittissimi e di «proficuo confronto» svoltosi «in un clima sereno», come si legge nella nota congiunta diffusa a fine riunione: l’incontro a Piazzale Clodio tra il capo dei pm di Roma Giuseppe Pignatone e il procuratore reggente di Napoli Nunzio Fragliasso è stato dunque utilissimo innanzitutto a ribadire, spiega il comunicato, la «piena sintonia tra i due uffici» e la «collaborazione su tutte le future iniziative investigative nell’ambito delle rispettive competenze».
A cominciare dai «procedimenti contro Alfredo Romeo e altri», ovviamente. Ma c’è un valore che va oltre lo «scambio di carte e di informazioni». Innanzitutto perché alla riunione hanno preso parte, con i due capi, gli inquirenti in prima linea su Consip di entrambi gli uffici – da una parte l’aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi, dall’altra l’aggiunto della Procura di Napoli Filippo Beatrice e i sostituti Henry John Woodcock e Celeste Carrano – e dopo i colloqui di ieri pomeriggio il «coordinamento delle rispettive indagini» sarà senz’altro più agevole.
E soprattutto perché c’è quel significato che ha valore per l’intero sistema, ed è appunto il richiamo a un riserbo rigoroso e a un’attenzione massima nel custodire il segreto investigativo. Il vertice Pignatone– Fragliasso ha insomma anche un senso “politico”, per l’ordine giudiziario. Era necessario trasmetterlo ora anche per rispondere alle pressioni a cui sembra sottoposta l’intera magistratura. In particolare dopo il doppio passaggio registrato nei giorni scorsi proprio sulle intercettazioni: prima dal Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, il quale ha detto che le conversazioni fuoriescono quasi sempre per responsabilità degli uffici inquirenti, anche quando a farli materialmente pervenire ai giornali è la polizia giudiziaria.
Tesi che il vicepresidente del Csm Giuseppe Legnini domenica scorsa aveva sostanzialmente avallato. E che proprio ieri, poco prima della riunione a Piazzale Clodio, aveva suscitato la dura risposta di Autonomia & Indipendenza, la corrente che fa capo a Piercamillo Davigo: «Le dichiarazioni di Legnini sulla pubblicazione delle intercettazioni riguardano un problema oggettivo, tuttavia occorre evitare generalizzazioni. È fondamentale che su questi temi intervenga l’intero Csm, con delibere frutto di un dibattito plenario». Come a dire che Legnini sul punto non avrebbe dovuto essere così esplicito, né così “libero” nel pronunciarsi, visto il suo ruolo di vertice al Consiglio superiore. Tanto che secondo le toghe di A& I serve «una presa di posizione della giunta Anm».
È il segno di una fibrillazione che si era fatta intensissima. E di quanto fosse necessario un gesto come quello inviato all’esterno, ieri pomeriggio, da Pignatone e Fragliasso. Oggi la linea messa a punto a Piazzale Clodio avrà un seguito in un’altra riunione, convocata dal “reggente” di Napoli nel proprio ufficio. Vi parteciperanno tutti gli aggiunti della Procura, e servirà fare in modo che la vigilanza sulle fughe di notizie sia esercitata al massimo grado possibile.
Anche per scongiurare nuovi casi clamorosi come il colloquio tra un indagato, Tiziano Renzi, e il suo legale, non solo intercettato a dispetto del divieto sancito dal codice di rito, ma addirittura fatto arrivare sulle prime pagine della Verità e del Fatto quotidiano.
A fine vertice Fragliasso ha ricordatoche «con Pignatone non ci sono mai stati problemi, ma solo collaborazione». In effetti i due magistrati avevano già avuto modo di dimostrare reciproca serenità nei rapporti con le diverse occasioni in cui si erano sentiti al telefono.
Colloqui di cui tra l’altro era stata data notizia all’esterno anche per smontare la leggenda dello scontro fra Procure. Ecco perché incontrarsi da vicino era necessario anche per trasmettere un generale richiamo alla responsabilità, ben al di là della vicenda Consip e nell’interesse dell’intera magistratura.