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Ministero della Giustizia, sfida tra Nordio e Bongiorno
Fuori i magistrati dal Ministero della giustizia. E’ l’appello lanciato questa settimana dall’Associazione dirigenti giustizia (Adg). La “lettera aperta”, inviata anche al presidente del Consiglio, ai ministri della Giustizia e della Pubblica amministrazione, alle Commissioni giustizia e affari costituzionali di Senato e Camera, è stata firmata da Nicola Stellato, presidente di Adg.I dirigenti del Ministero della giustizia vogliono richiamare l’attenzione dell'opinione pubblica sulla “anomalia istituzionale” dovuta all’eccessivo numero di magistrati fuori ruolo attualmente presenti a via Arenula. Quando venne riorganizzato agli inizi degli anni duemila il Ministero, ricordano i dirigenti, furono istituite diverse direzione generali con compiti gestionali, come ad esempio quelle per i servizi informatici, il bilancio, il personale. Tali direzioni furono affidate a dirigenti di carriera. Ma anche ai vertici del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria (Dap) o di quello per l’organizzazione giudiziaria (Dag), ora esclusivo appannaggio delle toghe, vennero destinati dei dirigenti.Nello spazio di un decennio, però, i magistrati hanno scalzato i dirigenti, occupando tutto quello che era occupabile. Anche posizioni dirigenziali di “seconda fascia”. Per evidenziare le criticità dovute al monopolio togato in via Arenula, i dirigenti della giustizia citano numerosi interventi sul punto. Ad iniziare da quello di Sabino Cassese secondo cui “i magistrati sono scelti per giudicare, ma vengono assegnati a compiti amministrativi per cui non sono idonei perché non addestrati”. Altro che separazione dei poteri, insomma. Concetto, pur con varie declinazioni, ripetuto da Giovanni Fiandaca e Valerio Onida, entrambi convinti della necessità di affermare con forza il principio di indipendenza del potere giudiziario dalla politica.Questi incarichi, infatti, vengono dati dal Guardasigilli di turno che potrebbe tranquillamente avvalersi dei dirigenti amministrativi senza dover ricorrere ai pm. La procedura prevede che il ministro faccia richiesta nominativa del magistrato. Il Csm poi autorizza e colloca fuori ruolo. Unico "paletto" la non scopertura nell'ufficio di provenienza del magistrato superiore al 20%. In alcuni casi, come per l'attuale capo di gabinetto Raffaele Piccirillo, il Csm ha dato però una lettura estensiva, dal momento che l'ufficio di provenienza del neo braccio destro di Alfonso Bonafede, la Procura generale della Cassazione, aveva una vacanza organica superiore al limite previsto.Inoltre, proseguono i dirigenti, il “Palamaragate”, la pubblicazione delle chat che l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, sotto indagine a Perugia, intratteneva con centinaia di colleghi ha fatto emergere come “l’attribuzione di incarichi anche al vertice al Ministero della giustizia sia stata strumentalizzata a fini opachi e diversi dagli obiettivi di innovazione e miglioramento dell’efficacia dell’azione amministrativa”. La ciliegina sulla torta è infine il testo di riforma sul rientro in ruolo dei magistrati che hanno svolto incarichi politici. Quello in discussione in Parlamento prevede che i magistrati che abbiano ricoperto, perché candidati o eletti ad un ruolo politico, alla cessazione del mandato, vengano collocati nei ruoli amministrativi della propria o altra amministrazione, conservando il proprio trattamento economico “Un rimedio peggiore del male”, affermano i dirigenti.Si tratterebbe di ingrossare ancora di più e senza alcun limite le fila dei magistrati che non esercitano la giurisdizione. Al momento sono circa 80 i magistrati in servizio a via Arenula. Come detto, tutti gli incarichi di vertici e tutti gli incarichi di diretta collaborazione del ministro. I dirigenti riportano pure i dati sulla percezione di indipendenza dei giudici da parte di cittadini. Dati "disastrosi" visto che il 40 percento ha un parere abbastanza negativo e il 15 percento molto negativo. Urge valorizzare allora questo ruolo professionale: è funzionale all’indipendenza della giurisdizione una dirigenza amministrativa con compiti distinti di quelli dei magistrati. Il primo passo è "riaffidare" almeno le funzioni gestionali ai dirigenti, senza distogliere dalla giurisdizione un numero sempre maggiore di magistrati. Con il futuro ruolo unico della dirigenza amministrativa, conclude infine Stellato, chi vorrà venire al Ministero della giustizia sapendo che non avrà mai la possibilità di fare carriera a causa del tappo togato?