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Effetti nefasti sul sistema della giustizia minorile. Sono quelli provocati dall’inchiesta sugli affidi in Val d’Enza denominata “Angeli e Demoni”, meglio conosciuta come “il caso Bibbiano”, che «per effetto di una martellante campagna mediatica, ha esposto tutto il sistema della Giustizia minorile e familiare, come era prevedibile, al sospetto generalizzato e alle rivendicazioni di soggetti interessati». A dirlo, nella sua relazione, nel corso dell’inaugurazione del nuovo anno giudiziario, il presidente vicario della Corte d’Appello di Bologna, Roberto Aponte. Aponte ha ricordato la segnalazione del Presidente del Tribunale per i Minorenni Giuseppe Spadaro, che ha sottolineato come, durante le indagini, «il lavoro di tutti i magistrati dell’Ufficio sia stato fortemente e negativamente condizionato in termini di delegittimazione dai riflessi riverberati dalle deprecabili fughe di notizie nonché da una vera e propria strumentalizzazione, ad opera di gran parte dei media, dell’inchiesta» in questione; strumentalizzazione che ha provocato «lo scatenarsi del triste fenomeno del cosiddetto odio del web, nonché una vera e propria gogna mediatica» nei confronti dei magistrati del Tribunale Minori, «vittime di innumerevoli episodi di minacce che, comunque, non hanno minimamente scalfito il sereno svolgimento dell’attività giurisdizionale dei colleghi». «Quello che preme ribadire, in questa sede - ha evidenziato quindi Aponte - è la validità, pur nella consapevolezza di indubbie criticità da affrontare con spirito libero da pregiudizi, dell’impianto del sistema della nostra giustizia minorile. È assolutamente indispensabile - ha ribadito - combattere il messaggio volto a dipingere il Tribunale per i Minorenni come uno strumento cieco, condizionato da chi vuole solo togliere i figli ai genitori. Un grande giurista del secolo scorso descriveva la “famiglia” come “un’isola che il mare del diritto può solo lambire”. Ma quest’isola, purtroppo, non sempre è il luogo più sicuro e migliore per crescere, e il compito del Tribunale per i Minorenni è quello di salvaguardare i minori, se è assolutamente necessario, anche nei confronti del loro ambiente naturale». Ma l’ombra del dubbio e del sospetto ha investito in modo indistinto tutto il sistema di aiuto, assistenza, cura e protezione, ha aggiunto Daponte, «ha investito le stesse famiglie e le comunità che hanno accolto minori in difficoltà. L’esperienza maturata ci ha insegnato che, se è necessario rafforzare i servizi di sostegno alla genitorialità e investire nella formazione e supervisione di chi opera nel campo delle fragilità familiari; se è necessario, per la magistratura, dotarsi di un bagaglio sempre più approfondito di conoscenze non solo di natura strettamente giuridica, perché solo la capacità di valutazione acquisita mediante una formazione multidisciplinare può evitare il sospetto di un appiattimento della giurisdizione su valutazioni esterne dei servizi o degli ausiliari, è assolutamente indispensabile, come già si è osservato lo scorso anno, combattere il messaggio volto a dipingere il Tribunale per i Minorenni come uno strumento cieco, condizionato da chi vuole solo togliere i figli ai genitori», ha evidenziato. Già lo scorso anno, sempre in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, il pg di Bologna Ignazio De Francisci aveva sottolineato la gogna a cui era stato sottoposto il sistema, condannando il pressapochismo dei media e le strumentalizzazioni politiche.