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carcere Tolmezzo
«Il mio assistito ha perso 11 kg a Tolmezzo, gli internati al 41 bis ancora continuano a fare lo sciopero della fame e nessuno li ascolta». A denunciarlo è l’avvocata Maria Teresa Pintus che è anche la referente della Sardegna per l’Osservatorio Carcere dell’Unione delle camere penali. L’avvocata Pintus rileva che, anche se c’è stata l’interrogazione parlamentare da parte della deputata di Liberi e Uguali Giuseppina Occhionero e la denuncia de Il Dubbio che ha seguito la vicenda sin dall’inizio citando anche la protesta pacifica dei famigliari degli otto internati, nessuno delle istituzioni sembra essersi interessato.
Tranne gli agenti penitenziari che fanno il possibile, né il Garante locale, né il Direttore del carcere, né il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria hanno intrapreso delle iniziative per risolvere il problema della mancanza di lavoro nell’istituto penitenziario, importante per la valutazione degli internati da parte della magistratura di sorveglianza. «Sicuramente - sottolinea l’avvocata Pintus - fino a sabato scorso, nessun interessamento si è avuto alla vicenda». Dei suoi 4 assistiti internati a Tolmezzo, due le hanno confermato durante il colloquio telefonico che nulla è cambiato, denunciando che uno ha già perso 11 kg. L’avvocata, intenzionata a far valere il diritto di eseguire la misura di sicurezza in una condizione di legittimità, ha riferito che anticiperà la questione anche alla riunione dell’Osservatorio dell’Unione delle camere penali che si terrà a Roma a breve.
L’avvocata ha anche spiegato a Il Dubbio che, in occasione di un’istanza proposta al Magistrato di Sorveglianza di Sassari, ha chiesto di sollevare l’illegittimità costituzionale della condizione di detenzione. «Ma mi è stato risposto – spiega l’avvocata Pintus – che la questione potrebbe semmai essere sollevata al magistrato di sorveglianza competente solo in fase di rinnovo della misura di sicurezza». Ciò significa che, per quanto riguarda i suoi assistiti, dovrà aspettare ancora uno o due anni quando ci sarà la decisione sulla proroga.
Il problema è serio. Dall’ 11 marzo che gli otto internati sono in sciopero della fame. Come già riportato su Il Dubbio tramite le parole dell’avvocato e militante dei radicali italiani Michele Capano, la serra che dovrebbe tenere occupati gli internati, in realtà non è in funzione da moltissimi mesi e quindi accade che la misura di sicurezza si svolge quasi interamente al 41 bis come gli altri detenuti. In mancanza di ciò, il magistrato di sorveglianza non ha gli strumenti per valutare la mancata cessazione della pericolosità sociale e quindi la proroga diventa pressoché automatica.
Una questione, quella degli internati senza lavoro, che già nel 2016 fu segnalata da Rita Bernardini del Partito Radicale. Andò a visitare il carcere de L’Aquila dove prima erano ospitati gli internati al 41 bis. Ed era lì che c’era il problema della mancanza di lavoro. Grazie a quella segnalazione, l’ex capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Santi Consolo li aveva trasferiti a Tolmezzo per farli lavorare nella serra. Ora le stesse identiche problematiche si riscontrano in questo istituto. Da ricordare che la paradossale condizione di internamento a Tolmezzo era stata oggetto già di apposita menzione e segnalazione da parte del Collegio del garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale nella relazione al Parlamento del 2018, ed è esplicitata anche nel ' Rapporto tematico sul ' 41bis' pubblicato il 5 febbraio scorso. Gli internati, che hanno già finito di scontare la loro pena, rimangono ancora gli “ultimi degli ultimi” all’interno delle patrie galere.