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Gli anarchici protestano contro il 41 bis
Sulla carta, il 41 bis è una misura detentiva che va applicata esclusivamente nei confronti dei detenuti che ricoprono figure apicali di organizzazioni mafiose o terroristiche. Lo scopo di tale carcerazione differenziata è quella di creare una barriera di impermeabilità rispetto alla presenza in carcere di queste figure che devono essere messe nell’impossibilità di mandare ordini all’esterno. Ma qualcosa non torna con il numero di persone attualmente raggiunte da questa misura eccezionale. Possibile che siano tutte figure apicali? Ad oggi abbiamo gli ultimi dati aggiornati al 31 ottobre del 2022 dalla recente relazione dell’anno giudiziario.
Risulta che la conta generale dei ristretti presenti è di 728 soggetti sottoposti al regime del 41 bis, di cui 12 donne, 7 internati (persone che hanno finito di scontare la pena, ma vengono raggiunte da una misura di sicurezza e rimangono al 41 bis) ed 1 detenuto sottoposto alla disciplina dell’art. 6 della L. 45/2001 (quindi in via di ammissione al programma di protezione). Di questi 728 detenuti, 242 appartengono alla camorra, 195 alla ‘ndrangheta, 232 a Cosa nostra, 20 alla Sacra Corona Unita, 3 alla Stidda, 32 ad altre mafie e 4 appartengono al terrorismo interno o a quello internazionale. Inoltre emerge che l’età anagrafica media risulta in crescita e, allo stesso tempo, è cresciuto il numero dei ristretti di età pari o superiore a 60 anni. In particolare: l’età anagrafica media è di 58 anni (nel 2021 era 56 anni); i detenuti di età pari o superiore a 60 anni sono 340 (circa il 46.7 % del totale; nel 2021 erano 299, circa il 40%).
Vediamo anche un altro dato significativo e utile per capire se effettivamente ci troviamo di fronte a oltre 700 boss, numero addirittura più alto rispetto ai periodi delle stragi mafiose. L’anno scorso, 16 nuovi detenuti sono stati raggiunti dal 41 bis. Altri 5 detenuti, dopo un periodo senza tale carcerazione, sono stati nuovamente riassociati. A ben 84 detenuti è stato prorogato il 41 bis. Solo 2 detenuti sono stati declassati per inizio collaborazione con la giustizia.
Quattro detenuti, su accoglimento del tribunale di Sorveglianza, sono stati declassati nel regime di alta sicurezza, altri 5 invece per mancato rinnovo ministeriale. Ben 26 detenuti sono stati scarcerati per fine pena. E infine cinque detenuti sono morti al 41 bis.
Questo dato fa capire che già nell’anno 2022, almeno 35 detenuti non ricoprivano ruoli apicali e non era necessaria tale misura. Nove declassati e 26 sono stati scarcerati perché condannati a una pena di qualche anno, e ciò significa che non erano sicuramente dei Totò Riina.
Senza contare, ma non abbiamo i numeri aggiornati, che c’è una parte di detenuti al 41 bis che sono in custodia cautelare, quindi ancora non condannati definitivamente. Già questo fa porre la domanda: possibile che in Italia ci siano oltre 700 detenuti capi mafia? Il fatto che, come si evince dai dati, alcuni nel frattempo vengono declassati in Alta sicurezza, ciò fa sospettare che tanti di loro sono certamente appartenenti alle organizzazioni mafiose, ma non ricoprono figure apicali. L’Alta sicurezza (As) non è esattamente un “regime detentivo”, bensì un “circuito” regolato non dalla legge, ma da una serie di circolari dell’Amministrazione penitenziaria.
Per essere considerati detenuti ad “alta pericolosità” rileva il solo reato commesso per cui si è condannati o accusati. Se è uno dei reati previsti nell’elenco dell’ art 4 bis dell’Ordinamento penitenziario (non solo reato mafioso, ma un elenco sempre più lungo), si entra automaticamente in questo circuito. Tali circuiti, regolati dalla circolare dell’Amministrazione penitenziaria del 2009, sono suddivisi in tre livelli AS 1, 2 e 3. Quello che ci interessa è l’AS1, il quale è dedicato alle persone detenute nei cui confronti sia stato dichiarato inefficace il 41 bis, i “declassificati”, appunto. Ma arriviamo al punto, senza perdere di vista il circuito AS1. Il magistrato antimafia Alfonso Sabella - uno che ha arrestato i latitanti stragisti corleonesi, quindi poca retorica e discorsi dietrologici, ma molti fatti -, ha denunciato l’anomalia del numero dei detenuti al 41 bis: sono il doppio rispetto agli anni in cui venivano arrestati i boss delle stragi di mafia. Come mai? Ci viene in aiuto Il segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio: spiega che ciò è dovuto alla mancanza di adeguate garanzie nei circuiti ordinari, compresi quelli dell'alta sicurezza, per quanto riguarda l'interruzione dei collegamenti con l'esterno e i traffici interni alle carceri. Ha denunciato che i rinvenimenti di smartphone e telefoni cellulari non sono affatto rari anche nell'alta sicurezza.
La politica, in merito al discorso carcerario, ha un approccio approssimativo, privandolo delle risorse necessarie per garantire la sicurezza, la risocializzazione e l'umanità. Attualmente, i penitenziari non assolvono a nessuna di queste funzioni, il che è in contrasto con l'articolo 27 della Carta costituzionale. Il risultato è che molto spesso, a causa di tale approssimazione, diversi detenuti che non ricoprono figure apicali della mafia, vengono comunque raggiunti dal 41 bis.
La commissione parlamentare Antimafia è stata informata di queste questioni già nell'aprile 2021. Per ridurre il ricorso al regime del 41bis, è necessario ripristinare adeguati livelli di sicurezza nei circuiti ordinari, potenziare gli organici della Polizia penitenziaria e dotarli di strumentazioni ed equipaggiamenti efficaci, nonché implementare una nuova organizzazione complessiva che richiede riforme strutturali e urgenti. Per De Fazio è evidente che il sistema penitenziario ha bisogno di un profondo cambiamento, in grado di garantire condizioni di sicurezza e risocializzazione dei detenuti.
Solo in questo modo sarà possibile ridurre il ricorso al regime speciale e garantire il rispetto della dignità umana dei detenuti. La politica, quindi, deve prendere sul serio questi problemi e lavorare insieme per trovare soluzioni efficaci. Il 41 bis, già misura molto discussa per via delle sue inutili afflizioni aggiuntive, deve almeno ritornare al suo scopo originario.