PHOTO
La giustizia riparta. Con determinazione. Stavolta sono gli avvocati a sollecitare Bonafede. Che pure è sempre stato fra i ministri più favorevoli a tenere il Paese “vivo” anche nel contrasto all’epidemia. Ma nell’incontro, ovviamente virtuale, che il ministro della Giustizia ha voluto ieri pomeriggio con tutte le maggiori rappresentanze forensi e con l’Anm, è stata proprio l’avvocatura a spingersi in maniera più esplicita per una ripresa vera della giustizia dopo l’ 11 maggio.
È stato uno snodo cruciale, quello vissuto in call conference tra via Arenula, Cnf, Ocf, Aiga, Ucpi, Unione nazionale Camere civili, Avvocati giuslavoristi italiani e, appunto, Associazione magistrati. Cruciale perché forse per la prima volta dall’inizio dell’emergenza coronavirus è arrivato, da uno dei due protagonisti della giurisdizione, un invito energico a «definire insieme criteri certi, uniformi seppur modulati in base ai contesti, per fare in modo che nella cosiddetta fase 2 si possano anche celebrare processi con gli attori in carne e ossa, e non solo da remoto o in modalità meramente cartolare», come spiega Maria Masi, presidente facente funzioni del Cnf. Un appello che il guardasigilli ha ascoltato con attenzione, e con interesse anche per alcune particolari istanze avanzate dalla professione forense: per esempio, come spiega ancora Masi, «per i soggetti più vulnerabili e meritevoli di particolare tutela come minori e donne vittime di maltrattamenti». E infatti, da via Arenula viene conferma che Bonafede «ha manifestato l’intenzione di integrare un nuovo tavolo» con la presenza di rappresentanze come «l’Aiaf, l’associazione degli avvocati per la famiglia e i minori», che raccolgono proprio gli avvocati specializzati nella delicata materia.
L’incontro è sembrato proficuo a tutti. Anche l’Anm ha mostrato una posizione diversa da quella con cui, domenica scorsa, aveva di fatto sollecitato il prolungamento, dal 15 aprile all’ 11 maggio, della sospensione, visto il rischio che ricadessero eccessive responsabilità sanitarie sui capi degli uffici giudiziari. L’Associazione magistrati ha però dato vita a un confronto serrato con il presidente dell’Unione Camere penali Gian Domenico Caiazza sui rischi, ribaditi dall’avvocatura, per una eccessiva «dematerializzazione» del processo penale. Certo è che sia l’Ucpi sia l’Unione nazionale Camere civili del presidente Antonio de Notaristefani si sono espresse con Cnf, Ocf e Aiga, per lo sforzo di tornare a celebrare, ove possibile, le udienze anche nelle aule di giustizia, e non solo in videocall. Entro giovedì prossimo tutte le rappresentanze si sono impegnate a produrre contributi scritti per definire un quadro omogeneo di regole, che dovrebbe dunque sostituire, in gran parte dei distretti, i «protocolli» fin qui adottati dai dirigenti insieme con gli Ordini territoriali. «Accumulare rinvii a ottobre o novembre non è la strada», osserva ancora la presidente del Cnf, «perché non è che il ruolo per quelle epoche sia libero da udienze: se nei prossimi mesi continuassero a saltare processi, sarebbe impossibile celebrarli tutti in autunno».
Bonafede non ha mancato di avanzare perplessità su una ripresa certa e relativamente uniforme dal 12 maggio in poi, visto che l’emergenza coronavirus è tuttora diversa a seconda delle aree del Paese. Ma il Cnf ha a propria volta notato come più che le cautele anti- contagio potrebbe influire l’effettiva disponibilità di personale e di spazi nei vari Tribunali, e che si potrebbe così procedere a una regolazione più centralizzata.
Capitoli a parte meritano sollecitazioni venute sempre dall’avvocatura, e in particolare dal coordinatore di Ocf Giovanni Malinconico, per la tutela delle famiglie con genitori separati, viste le difficoltà di trasferire i figli anche da un’abitazione all’altra. Istanza condivisa dal Cnf, come quella dell’Agi, l’associazione dei giuslavoristi, per i quali Bonafede ha assicurato disponibilità a riconoscere il valore delle negoziazioni assistite definite dagli avvocati in forma non impugnabile. Una strada, quella delle soluzioni alternative delle controversie, decisiva pure per i civilisti, pronti a inserirla fra gli strumenti per un ritorno ampio al cammino ordinario della giustizia.