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Il segnale c’è, la data per la riapertura dei tribunali pure. Ma le certezze, per l’avvocatura, al momento sono poche. In particolare, il timore - esternato ieri dall'Organismo congressuale forense, riunito in assemblea - è che la maggior parte della cause venga rinviata. E che, dunque, si finisca per recuperare solo una piccolissima parte dei processi congelati dal lockdown, periodo durante il quale sono state celebrate solo il 25% delle udienze penali e il 15% di quelle civili. Ma non solo: la paura è che tale fase sia anche un’occasione - paventata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede - «ragionare sulla stabilizzazione di alcune delle misure processuali sperimentate in questo periodo emergenziale». Tra queste, ovviamente, le modalità alternative di svolgimento dell’udienza e, quindi, il processo da remoto. Un’idea che, se limitata a luglio, ha spiegato Malinconico, potrebbe risolvere il problema dei rinvii, ma la proposta del ministro è quella di «una sperimentazione pura, non legata all’emergenza» e, quindi, «inaccettabile». Per Malinconico occorre, invece, una riflessione profonda, con un tavolo congiunto che porti a modifiche «che non possono non avere natura di norma processuale».
Che la “Fase 2” della Giustizia di fatto non sia mai iniziata è stato ribadito in un’intervista a Tv2000 anche dalla presidente facente funzioni del Cnf Maria Masi. «Ecco perché l’avvocatura sono settimane che insiste perché la ripresa dell’attività giudiziaria sia effettiva - ha sottolineato -, con una maggiore presenza del personale amministrativo, che renda possibile e quindi anche fruibile l’accesso dell’avvocatura nello svolgimento delle funzioni, la ripresa delle udienze, dove è possibile, preferibilmente in presenza e ovviamente compatibilmente con le esigenze sanitarie dal momento, dato che non possiamo considerare superato il problema, ma il bilanciamento degli interessi - da un lato il diritto alla salute e dall’altro il diritto alla giustizia, diritti costituzionalmente tutelati - può trovare una linea di condivisione». Recuperare tutto, ha aggiunto Masi, sarà impossibile. Si potrà, al massimo, «recuperare qualche settimana per procedimenti calendarizzati per i quali non è stato già emesso un provvedimento di rinvio». E il problema della del recupero andrà affrontato, ha spiegato, «perché saremo costretti a fare i conti con dei carichi di ruolo molto pesanti». Ciò dipende dal «rinvio di molti procedimenti, molti dei quali potevano essere trattati anche con modalità diverse. L’avvocatura si era dimostrata disponibile ma questo non si è verificato. Siamo ottimisti perché qualche spiraglio ci conforta nel senso di una ripresa, anche se graduale». Il tema della ripresa, ha sottolineato Malinconico, è stato liquidato in poche battute dal ministro, che ha ritenuto adeguati e sufficienti gli interventi normativi e amministrativi che sono stati stati posti in essere. Si tratta, in primis, dell’emendamento che anticipa la fine della “Fase due” al 30 giugno e la circolare del capo dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, Barbara Fabbrini, che interviene sull’organizzazione degli uffici, richiamando un articolo contenuto nel dl Rilancio che già consente di rimodulare il ricorso al lavoro agile negli uffici pubblici. Il problema, secondo Malinconico, è che «moltissimi capi degli uffici giudiziari, probabilmente anche con l’esigenza di risolvere il problema dei sindacati del personale di cancelleria che sta creando problemi rispetto alla possibilità di tenere le udienze, hanno interpretato quell’emendamento nel senso che a luglio non si potrebbero tenere udienze in modalità alternative cartolari o da remoto. Questo implicherebbe che tutte le udienze fissate a luglio con la modalità alternativa si dovrebbero invece tenere in compresenza fisica, cosa impossibile, attualmente, con le misure di contenimento sanitario e tutto ciò porterebbe ad un massivo rinvio delle cause fissate a luglio». Un problema che, in realtà, sarebbe “risolto” dalla postilla aggiunta all’emendamento, che riapre i tribunali «fatti salvi i provvedimenti già assunti». Le udienze già fissate da remoto, dunque, dovrebbero rimanere tali. Il rischio, per Malinconico, però c’è: «sostanzialmente, un emendamento acceleratorio avrebbe l’effetto esattamente opposto, dilatorio». In merito alla sospensione della sospensione feriale, invece, «per noi è una presa in giro - ha chiarito Malinconico -, perché implica il decorso dei termini processuali e non darebbe certezza sullo svolgimento effettivo delle udienze. Rischiamo di trovare la tabella con i rinvii d’ufficio, anche perché i piani ferie sono stati già approvati».
L’Ocf, intanto, rimane in stato d’agitazione. E pur rinviando a luglio la manifestazione di protesta, in attesa del monitoraggio sulla ripartenza, ha aderito alla manifestazione organizzata dall’ordine degli avvocati di Roma, che il 23 giugno, in piazza Cavour, celebrerà «il funerale della Giustizia Italiana». Fra le richieste «puntualmente ignorate dell’avvocatura», ha sottolineato il presidente del Coa Roma Antonino Galletti, ci sono la fissazione di modalità di svolgimento delle attività giudiziarie disposte in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, l’immediata copertura delle piante organiche dei magistrati e del personale di cancelleria, la dotazione di adeguati strumenti informatici, di linee a banda larga e di personale tecnico di supporto per gli uffici giudiziari, per lo svolgimento in sicurezza delle attività da remoto e l’aumento del fondo di dotazione del patrocinio a spese dello Stato per la difesa degli strati deboli della società.