La Fase 3 della Giustizia non potrà usufruire delle decine di tribunali soppressi in giro per lo Stivale. Nonostante l’esigenza di distanziamento sociale e le condizioni, in molti casi critiche, dei Palazzi di Giustizia. A dirlo, nel corso del Question time di ieri al Senato, è stato il Guardasigilli Alfonso Bonafede, che ha assicurato di aver fatto «il possibile» per garantire che la Giustizia uscisse dalla paralisi imposta dal Covid. Una risposta insoddisfacente per il senatore Marco Perosino, di Forza Italia, che ieri ha chiesto di rispolverare i tribunali dismessi per ovviare all’esigenza di distanziamento sociale imposta dall’emergenza, considerato che, in molte sedi attualmente attive, non ci sono locali sufficientemente ampi per garantire la sicurezza dei dipendenti e degli utenti. Tribunali che, in alcuni casi, «sono stati oggetto di richiamo da parte dell'Ispettorato per la funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei ministri sull'applicazione e sull'osservanza delle norme anti Covid», ha sottolineato Perosino, che ha suggerito un’alternativa per evitare ulteriori problemi in caso di recrudescenza dell’emergenza.
«Utilizzare i tribunali soppressi», Bonafede: non c'è tempo
L’idea sarebbe quella di utilizzare la norma che attribuisce al ministero della Giustizia la facoltà di accordarsi con Regioni e Province autonome, per disporre, temporaneamente, l’utilizzo degli immobili delle cosiddette sedi giudiziarie soppresse. Una via che, per Bonafede, non appare, però, di immediata praticabilità, «avendo tempi tecnici che non appaiono compatibili con le esigenze di carattere emergenziale». Insomma, non ci sarebbe il tempo per farlo. Il tutto nonostante in molti tribunali la situazione sia ancora critica, con il personale di cancelleria ancora parzialmente fuori sede e l’avvocatura sul piede di guerra per i rinvii e per l’impossibilità di svolgere le udienze in maniera regolare. Bonafede ha però approfittato dello spazio del Question time per rivendicare l’azione del proprio dicastero a tutela dei cittadini e degli addetti ai lavori. «Fin dalla prima fase dell’emergenza è stata evidenziata la necessità di adottare misure organizzative e logistiche volte alla tutela della salute, dell’igiene degli ambienti e della sicurezza dei locali: gli uffici giudiziari sono stati immediatamente autorizzati ad effettuare acquisti diretti di materiale igienico sanitario, nonché un adeguato numero di dispositivi di protezione delle vie respiratorie - ha dichiarato -. È stata inoltre prevista una procedura semplificata per la gestione delle richieste provenienti dagli uffici giudiziari e relative a pareti in plexiglas e paratie parafiato, è stata elaborata una serie di strumenti di controllo della temperatura, si stanno inoltre offrendo supporto e indicazioni agli uffici in merito alla pulizia e igienizzazione degli impianti di aerazione nel periodo estivo». Assieme alle misure igienico-sanitarie, il ministro ha ricordato anche quelle logistico-organizzative, tra le quali la regolamentazione dell’accesso ai servizi, la istituzione di percorsi dedicati all’utenza, la gestione di una banca dati delle aule migliori al fine di assicurare al meglio distanziamento sociale e le altre prescrizioni sanitarie. Misure aspramente criticate dall’avvocatura, soprattutto per l’eccesso di protocolli prodotti per la gestione dell’emergenza, a causa della delega del ministro ai singoli capi degli uffici.«Certamente l’esigenza di mantenimento del distanziamento sociale si interseca con il problema degli spazi - ha aggiunto Bonafede - soprattutto in ragione della necessità della ripresa delle attività giudiziarie ’in presenza”, con aumento dell’afflusso dell’utenza, dei dipendenti, dei magistrati e degli avvocati, esigenza segnalata altresì dall’Ispettorato per la funzione pubblica con note rivolte a vari Uffici giudiziari». Ma niente da fare: la Giustizia, almeno per il momento, dovrà accontentarsi degli spazi che ha a disposizione e dei protocolli dei singoli capi uffici, delegati dal ministero a gestire l’afflusso ai tribunali.