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Equo compenso, passi avanti nelle tutele per gli avvocati
Il nuovo tema su cui abbiamo chiesto di esprimersi ai candidati presidenti alla Camera Penale di Roma riguarda i due articoli contenuti nel dl Ristori bis: quello che sostanzialmente punta a cristallizzare le Camere di Consiglio delle Corti di appello da remoto e quello che sospende la prescrizione e la decorrenza dei termini custodiali, data l'emergenza sanitaria. Come è noto le elezioni si terranno il 2, 3 e 4 dicembre ma al momento non si conosce ancora la modalità di voto: se presso un seggio fisico o online. A tal fine in questi giorni è prevista una riunione del Consiglio direttivo presieduto da Cesare Placanica. Bisognerà comunque capire se ci sarà un lockdown generale e che effetti avrà sulle modalità di voto. Tornando alla questione sottoposta all'attenzione dei tre penalisti, ecco le loro opinioni.
Per l'avvocato Francesco Gianzi, candidato presidente per la lista “Aria Nuova”, «non si può rimanere muti a fronte della evidente lesione della democrazia e dei diritti della difesa emergenti dal testo del decreto “Ristori- bis”. Non si può non prendere atto che al di là dell’emergenza, il provvedimento sembra dimenticarsi dei protagonisti del processo penale: i diritti costituzionali. Non può sottacersi che sul delicatissimo tema della sospensione della prescrizione, con riferimento ai processi pendenti nel periodo che va dal 9 marzo al 30 giugno di quest'anno, siamo in attesa della decisione della Consulta prevista tra qualche giorno. Non dimentichiamo che la prescrizione penale risponde all'esigenza di evitare che chi è innocente resti sine die senza un processo che si concluda con la sua assoluzione e che, quindi, lo stesso resti come in un limbo, in attesa di essere giudicato».
Per l'avvocato Ciccio Romeo, «il Difensore scompare, insieme all’imputato detenuto, dall’udienza di celebrazione del giudizio di appello. Si tratta di un provvedimento adottato da improvvisati legislatori dell’emergenza che naviga nella direzione dell’eliminazione del secondo grado di giudizio tanto cara ai più feroci giustizialisti. Se non bastasse, l’articolo 24 sospende la prescrizione e la decorrenza dei termini custodiali: l’epidemia diventa, così, un’afflizione ulteriore per l’imputato. L’Anm, dopo aver protestato per la mancata occasione di istituire il primo grado di giudizio da remoto, sembra avere ottenuto un “ristoro” con il giudizio di appello cartolare. Pensiamo sia necessario evitare ogni deriva emergenziale in danno del principio cardine dell’oralità, per questo invitiamo a chiedere la celebrazione del giudizio di appello in pubblica udienza, convinti come siamo che proprio nella situazione attuale sia necessario difendere l’imputato e il codice di rito».
Per l'avvocato Vincenzo Comi, attuale vice presidente dei penalisti romani, «è irresponsabile formulare giudizi senza essere realisticamente ancorati alla drammatica situazione sanitaria che stiamo vivendo davanti a tante persone che combattono contro questo virus. Noi penalisti stiamo lavorando in condizioni difficilissime; a ciò si aggiunge una legislazione d’urgenza approssimativa e in alcuni punti inaccettabile. Non si può fare il “sub processo” per dire che la giustizia nonostante tutto - va avanti. Lo diciamo chiaramente: non si può stracciare la Costituzione e identificare il processo penale con una pratica burocratica alla stregua della richiesta del bonus bicicletta. L’appello era già in uno stato di profonda crisi e sofferenza per i ritardi nella trattazione dei procedimenti con numeri di pendenze e prescrizioni allarmanti. Non è possibile ora accettare che la camera di consiglio si svolga da remoto. Serve tecnologia efficace per l’attività organizzativa degli uffici giudiziari. Dal 9 novembre - ad esempio - gli atti potranno essere trasmessi via pec a specifici indirizzi forniti dal ministero. Per ora il Tribunale - su intervento della Camera Penale di Roma - ha deliberato l’utilizzo temporaneo delle caselle già in uso in attesa della attivazione delle nuove».