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Tangentopoli come una guerra, in cui si era costretti a lavorare «sotto i bombardamenti», una guerra che «non consentiva nessun tipo di vita privata». E da quella stagione che seppellì la prima repubblica «i rapporti con il potere politico sono sempre stati tesi». Sono le parole del consigliere del csm Pier Camillo Davigo in un verbale del 20 settembre 2012 che ora la difesa del generale Mario mori chiede di acquisire per il processo sulla trattativa stato-Mafia. Parlando del forte conflitto con la classe politica dell'epoca Davigo racconta di uno «scontro pubblico con il «presidente del consiglio» di allora «Giuliano Amato, perché il governo preparò, non ricordo se uno schema di disegno di legge o uno schema di decreto legge in cui prevedeva la depenalizzazione del finanziamento illecito ai partiti politici e disse che era quello che chiedevamo noi». «Allora il Procuratore capo di allora Francesco Saverio Borrelli lesse una dichiarazione alla stampa in cui disse: Noi non c’entriamo niente, ci auguriamo che il governo si assuma le sue responsabilità,facciano quello che credano ma non dicano che glielo abbiamo chiesto noi. Poi visto che ci hanno tirato in ballo se proprio volete la nostra opinione è esattamente il contrario di quello che bisognerebbe fare perché una delle valutazioni se depenalizzare o no è che è l’autorità che deve reprimere questi comportamenti, deve godere di indipendenza dai soggetti da reprimere». E ribadisce i rapporti «tesi con il potere» «già dal 1992».