L’ora x per il pm di Milano
Paolo Storari è arrivata. La commissione disciplinare del Csm si è riunita questo pomeriggio in camera di consiglio, per valutare le accuse formulate dal pg della Cassazione Giovanni Salvi, che ha chiesto per il magistrato milanese il trasferimento cautelare d'urgenza e il cambio di funzioni per
aver consegnato i verbali secretati di Piero Amara, ex avvocato esterno dell’Eni, all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo.
La linea difensiva di Paolo Storari
Il pm milanese è rimasto al Csm per circa due ore, in compagnia del suo avvocato,
Paolo Dalla Sala, che ha depositato una corposa memoria difensiva. Memoria che, a differenza da quanto ipotizzato nei giorni scorsi, non contiene la lettera di sostegno sottoscritta da circa 250 magistrati, a partire dai togati milanesi, che hanno manifestato solidarietà a Storari. Sono stati depositati, invece, i documenti consegnati alla procura di
Brescia, che lo indaga per rivelazione di segreto d'ufficio assieme all'ex pm di Mani Pulite Davigo. «La nostra linea difensiva non si fonda su quella lista di adesioni - spiega al Dubbio Dalla Sala -. Non abbiamo depositato alcuna lista e non è stato in alcun modo enfatizzato questo argomento, anche per non strumentalizzare questa manifestazione di fiducia e solidarietà umana che di certo è importante, ma non è un argomento che attiene alla difesa.
Abbiamo solo depositato un ritaglio, al fine di dimostrare l’esistenza del fenomeno, ma l’argomento non poteva essere enfatizzato più di tanto davanti al Csm. Sono altri gli argomenti, in fatto e in diritto, e molto articolati».
Salvi chiede il trasferimento d'ufficio
Salvi ha chiesto il trasferimento di Storari per aver «divulgato i verbali» di
Amara a
Davigo nell'aprile 2020, violando il segreto d'ufficio e assumendo un «comportamento gravemente scorretto nei confronti» del procuratore
Francesco Greco e dell'aggiunto
Laura Pedio, da lui accusati di aver ritardato le indagini sulle rivelazioni di Amara, omettendo, «di comunicare» ai vertici «il proprio dissenso per la mancata iscrizione» nel registro degli indagati dell'avvocato e di formalizzare con una lettera alla procura generale il suo disappunto «circa le modalità di gestione delle indagini». Inoltre, secondo Salvi,
Storari avrebbe dovuto astenersi dal prendere parte all'indagine sulla fuga di notizie, aperta ad ottobre 2020 dopo l’esposto di un giornalista del Fatto Quotidiano, al quale erano stati spediti i verbali, gli stessi consegnati da Storari a Davigo. Storari ha dichiarato a Brescia di aver consegnato a Davigo i verbali raccolti nell’inchiesta sul “Falso complotto Eni” insieme a Pedio nell’ottica dell'apertura di una pratica «a sua tutela», senza poter prevedere che la segretaria dell'ex membro del Csm,
Marcella Contrafatto, potesse inviarle ai giornalisti, così come sostiene la procura di Roma che la indaga per calunnia ai danni di Greco.
Greco indagato a Brescia
L’ultimo capitolo di questa vicenda è rappresentato dal
fascicolo aperto, sempre a Brescia, a carico di Greco, indagato per aver ritardato l’apertura dell’indagine sulla presunta “Loggia Ungheria”, della cui esistenza ha parlato Amara proprio in quei verbali. Un atto dovuto, a seguito delle denunce formulate davanti ai pm bresciani da Storari, secondo cui l’inerzia dei vertici della procura sarebbe stata dettata dalla necessità di tutelare la credibilità di Amara e Vincenzo Armanna, grande accusatore di Eni, ritenuto però dal Tribunale di Milano un inquinatore di pozzi.
«Da Storari non ho mai ricevuto manifestazione di dissenso né in modo informale né formale», ha dichiarato Greco a Brescia. E anche secondo il sostituto pg Marco Dall’Olio, che ha sostenuto l’accusa davanti al Csm, Storari avrebbe dovuto formalizzare il proprio dissenso denunciando i ritardi al procuratore generale di Milano o, comunque, scegliendo le vie ufficiali. Anche perché quei verbali, alla fine, sono diventati pubblici, senza conoscere la veridicità del contenuto, smentito solo dalle incongruenze più eclatanti, come i riferimenti al togato del Csm
Sebastiano Ardita, vittima, secondo il collega Nino Di Matteo, di un vero e proprio complotto.
La solidarietà dei colleghi a Storari
Intanto la procura di Milano è una polveriera. La lettera di solidarietà a Storari, infatti, dimostra una spaccatura interna ormai insanabile, conseguenza, forse, anche del silenzio in cui si sono chiusi i vertici dell’ufficio giudiziario nei giorni in cui si consumava lo scandalo dei verbali. Davanti alla prima commissione che segue il caso Storari, infatti, diversi magistrati hanno dichiarato di aver appreso quanto stava avvenendo soltanto dai giornali. E dopo la solidarietà pubblica al pm, Greco non ha nascosto il proprio fastidio, in una mail inviata ai colleghi nella quale, di fatto, accusa Storari di aver mentito. «Mentre la magistratura italiana affronta una grave crisi di legittimazione, la nostra procura ha vissuto una grave vicenda di fuga di notizie», ha evidenziato Greco, aggiungendo, senza mai nominarlo, che
«il collega ritenuto responsabile è ora indagato in sede penale e incolpato in sede disciplinare». E ancora: «Ma altro è difendersi, altro è lanciare gravi ed infondate accuse, dopo essere venuti meno ai più elementari principi di lealtà nei confronti di chi ha la responsabilità di dirigere un ufficio. Per quanto mi riguarda, le tante menzogne, calunnie e diffamazioni sono e saranno attentamente denunciate in tutte le sedi competenti così come tutte le violazioni dell’obbligo che hanno i pubblici ufficiali» di denunciare.
Gli altri pm milanesi indagati
Storari e Greco non sono gli unici indagati: Brescia ha puntato i fari anche sull’aggiunto Fabio De Pasquale e sul sostituto Sergio Spadaro, accusati di omissione d’atti d’ufficio nel processo Eni-Nigeria. Un cerchio che si chiude attorno ad Amara e Armanna, pomo della discordia di tutta la vicenda. Gli stessi per i quali
Storari, a febbraio 2021, aveva preparato una bozza di richiesta di misure cautelari con l’accusa di calunnia, richiesta avanzata anche a carico di Giuseppe Calafiore ma mai controfirmata dai vertici della procura. La decisione del collegio della Sezione disciplinare sarà ora resa nota contestualmente al deposito delle motivazioni, che potrebbe arrivare entro la fine della settimana.