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«Non è il momento delle divisioni, delle contrapposizioni aspre. Né tra magistratura e politica né all’interno della magistratura stessa». Roberto Carrelli Palombi è il segretario di Unicost, la corrente “di centro” delle toghe. Che non a caso, in linea con le parole del suo vertice, si è tenuta fuori dai contrasti andati in scena al Csm sulle tensioni fra Salvini e la Procura di Agrigento. Ma non si tratta solo di un’opzione “di parte”: Carrelli Palombi, che esercita funzioni di presidente del Tribunale di Siena, è convinto che «i magistrati ora abbiano altre priorità».
Eppure in molti temono un ritorno al clima del ventennio berlusconiano. Anche se oggi manca una parte politica che, come il centrosinistra di allora, si erga a difesa dei magistrati e possa così suscitare equivoci sulla loro imparzialità. Non sono in grado di dire se in passato ci siano state forze politiche che abbiano difeso strumentalmente la magistratura. Sono sicuro però che oggi noi magistrati non abbiamo alcun interesse a uno scontro con la politica. Almeno, io personalmente ne sono convinto ma credo si tratti di un dato generale.
Cosa è cambiato? Oggi non è questo che i cittadini chiedono. Ed è chiaro che non vogliamo una guerra con altri poteri dello Stato, ciò anche quando evochiamo i sacri princìpi dell’autonomia e indipendenza della magistratura, che devono essere rispettati da tutti. Anzi, è percepibile per chiunque il fatto che siamo preoccupati di un’altra cosa: avere i mezzi perché il servizio reso possa essere più tempestivo e rispondente alle attese dei cittadini. Non a caso il presidente dell’Anm è impegnato con il ministro della Giustizia a individuare soluzioni tecniche che consentano il raggiungimento di tale obiettivo.
E l’attuale presidente dell’Anm, Francesco Minisci, proviene proprio dal suo gruppo. Siete concentrati sull’efficienza anche perché temete che l’insofferenza dell’opinione pubblica possa scaricarsi su di voi? Non è la ricerca del consenso a guidare l’azione della magistra- tura. Né dei singoli né della magistratura associata. La questione di cui parlo è riferita all’interesse generale del Paese. E però quell’interesse esiste ed è chiaro quale sia. Noi ne siamo consapevoli. E credo appunto che non sia utile disperdere energie e attenzione verso altro che non sia la necessaria risposta alle attese dei cittadini.
I richiami del Capo dello Stato basteranno a spegnere polemiche come quella tra il vicepremier Salvini e i magistrati? Da cittadino prima che da giudice non mi stancherò mai di ringraziare il presidente della Repubblica per i suoi richiami. E mi riferisco anche a quelli relativi ai doveri che incombono su ogni singolo magistrato.
Nel plenum del Csm, le correnti si sono divise a proposito della Procura di Agrigento: c’è un rischio di disgregazione? Sono rischi sempre presenti, sui quali la vigilanza non è mai troppa. Adesso abbiamo, come dire, un vantaggio: per un po’ non ci saranno elezioni, né per l’organo di autogoverno né per gli organismi dell’Anm. Il che credo potrebbe favorire un clima di maggiore serenità e aiutare tutti a essere costruttivi pur da diverse posizioni. Ma sul confronto tra le componenti nel Csm vorrei ricordare un altro aspetto generale.
Prego. Quando il Csm interviene a difesa di un ufficio, o di un singolo magistrato, non lo fa in relazione al merito dell’attività giudiziaria svolta ma esclusivamente con riguardo all’autonomia e all’indipendenza che non vanno mai messe in discussione. Se poi invece ci si inoltra su un altro tipo di dibattito, si rischia di sconfinare in contrasti di natura, in senso lato, politica, ai quali dovremmo restare estranei.
Ma il nuovo Csm rischia di trasformarsi in un campo di battaglia? Mi auguro proprio che non accada. Il Csm ha compiti di enorme rilievo, e ora siamo in una fase delicatissima, con la prossima indicazione del vicepresidente. Spero che su questo terreno la componente togata riesca a esprimersi in linea con la propria vocazione di rappresentanza istituzionale della magistratura e arrivi a una scelta condivisa. Anzi spero che la condivisione ci sia anche con i laici: si tratterebbe di un segnale importantissimo.
Un’ultima cosa: lei resta convinto di voler lasciare la segreteria di Unicost? Io ho presentato le dimissioni. Il comitato di coordinamento nazionale avrebbe dovuto riunirsi a fine luglio per decidere se accettarle. È stato rinviato a fine ottobre, di fatto mi si chiede di continuare a esercitare le funzioni di segretario almeno fino a quella riunione quando, insieme, si valuterà.