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Presidente, può spiegarci per quale motivo non condivide questa consultazione sul Testo unico della dirigenza?
Il motivo è semplice. Il legislatore, nel 2006, decise che il parametro dell’anzianità di servizio fosse abolito. Una scelta, ricordo, condivisa sia dai governi di centrodestra che di centrosinistra. Venne stabilito che per il conferimento degli incarichi direttivi si dovesse tenere in considerazione solo il parametro dell’attitudine e del merito.
Ripristinare il requisito dell’anzianità mi sembra anacronistico.
Il presidente Piercamillo Davigo ed suo gruppo sono spesso critici verso le scelte del Consiglio superiore della magistratura, accusato di eccessiva discrezionalità nelle nomine. Ripristinare un parametro oggettivo come quello dell’anagrafe toglierebbe in radice molta di questa discrezionalità?
Sono stato al Csm dal 2006 al 2010, proprio negli anni in cui venivano approvate le riforme a cui accennavo. Il Consiglio è intervento con atti di normativa secondaria per regolamentate al meglio questo potere discrezionale.
Evidentemente queste regole non sono state sufficienti...
Le nomine fatte del Csm sono atti amministrativi. Se un magistrato ritiene che ci sia stato un eccesso di discrezionalità può ricorre al giudice amministrativo.
Non le piace il ritorno all’anzianità come criterio di scelta di un procuratore o di un presidente di tribunale?
No, non mi piace e non piace al mio gruppo. Ricordo che Giovanni Falcone, nonostante le sue eccellenti qualità professionali, non divenne capo dell’Ufficio istruzione di Palermo in quanto più giovane rispetto a Antonino Meli.
Davigo è diventato presidente di sezione in Cassazione superando colleghi che erano più anziani di lui.
Infatti, non capisco il perché di questa sua decisione. L’associazio-l nismo giudiziario esiste in quanto luogo di discussione e di confronto. Anche sulle decisioni del Csm.
Le nomine sono state il motivo di rottura della Giunta unitaria dell’Anm.
Si. Una rottura, proprio per i motivi che ho evidenziato, inspiegabile.
Un tema annoso è quello dei magistrati fuori ruolo.
Premesso che bisogna distinguere fra il fuori ruolo legato ad un impegno politico ed il fuori ruolo per funzioni comunque legate alla giurisdizione, voglio precisare che Unicost, nel primo caso, è contraria alle ' porte girevoli'. Siamo contro il rientro del magistrato nelle funzioni. Però non è colpa nostra se il legislatore non provvede ancora a disciplinare questo aspetto. Per gli altri fuori ruolo, non capisco quali problemi ci siano. Stiamo parlando di incarichi prestigiosi che danno lustro alla magistratura. Penso alla funzione di capo di gabinetto del ministro della Giustizia o di capo dipartimento. Questi colleghi, una volta rientrati nelle funzioni, non possono che arricchire con la loro esperienza tutta la magistratura.
Tornado agli incarichi, alcuni suoi colleghi sono per la rotazione. Cosa pensa al riguardo?
Gli incarichi direttivi sono contraddistinti dalla temporaneità. Quando è entrata in vigore la riforma c’erano procuratori che svolgevano quella funzione da oltre 20 anni. Pensi in un piccolo centro cosa può significare. Eravamo di fronte a dei signori medioevali. Io sono presidente di un Tribunale e mi considero un primus inter pares.
Quando terminerò il mio incarico tornerò a fare il giudice. E non ci vedo nulla di male. Bisogna ricordare, comunque, che un buon giurista non è automaticamente un buon capo dell’ufficio.
Oggi non si può prescindere dalle capacità organizzative.
L’anno prossimo si vota per il rinnovo del Csm. Può descriverci la toga che vota Unicost?
Un magistrato “normale”. Per utilizzare le parole del presidente della Repubblica, il magistrato che si riconosce nei valori di Unicost è un magistrato «non protagonista e non burocrate». Ecco, io credo che in questo momento più che fare polemiche sia necessario recuperare il senso della funzione.