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Gian Domenico Caiazza, canbdidato alla presidenza dell'Ucpi (foto Giorgio Varano)
Presidente, quanto c’è dell’Ucpi nell’iniziativa dell’intergruppo?
Il gruppo interparlamentare era un punto programmatico nel nostro congresso di Sorrento. L’iniziativa dell’onorevole Enrico Costa è stata concertata con noi, che la abbiamo immaginata come la strada giusta per creare attorno al tema una discussione la più trasversale possibile. La terzietà del giudice è un comando costituzionale, non un capriccio degli avvocati.
Di separazione delle carriere si parla da decenni, prima della vostra legge di iniziativa popolare.
Penso che vada fatta prima di tutto controinformazione: noi siamo l’eccezione tra i paesi con sistemi accusatori, non la regola. Le carriere sono separate negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Portogallo, in Spagna. Sono gli altri che dovrebbero spiegarci perchè dobbiamo rimanere un’eccezione.
C’è chi dice che così il pm finirebbe sotto il controllo dell’esecutivo...
E’ semplicemente una falsità, che ho sentito ripetere spesso sia da Marco Travaglio che da Anm. Basta che prendano la nostra proposta di legge costituzionale, che dice: “l’ordinamento giudiziario è costituito da magistratura requirente e giudicante, organi indipendenti”. Con l’integruppo puntiamo a rendere laica la discussione, evitando le semplificazioni dovute alle appartenenze politiche.
Così si velocizzerà l’iter parlamentare?
L’obiettivo non è la velocizzazione, ma l’approfondimento. Noi non vogliamo che si affronti in modo liquidatorio un tema proposto con le firme di 72mila cittadini.
All’intergruppo hanno aderito parlamentari dei due partiti di maggioranza...
E’ un dato significativo, che dice che siamo sulla buona strada per la deideologizzazione del tema. Se la si affronta senza preconcetti, si raccoglie attenzione trasversale. Trovo significativo anche l’impatto che il tema sta avendo sul Pd, dove due candidati su tre alla segreteria avevano la separazione delle carriere nel programma. Impensabile solo un paio di mesi fa.
E’ fiducioso?
Sì, per una serie di congiunzioni penso sia un momento singolarmente fecondo per la discussione. Come Unione, accompagneremo il percorso con molte iniziative sul territorio.
Non teme di litigare con Anm?
Noi abbiamo un’idea precisa: il dialogo passa per il riconoscimento reciproco delle diversità, altrimenti è un pastrocchio. Io non chiedo di mettere la sordina alle idee di Anm, sarebbe il colmo che lo chiedessero loro a noi. L’Ucpi è orgogliosa di sostenere e rilanciare questa campagna.
Influenzerà il tavolo sulla riforma del codice di procedura penale?
In quel caso ci siamo seduti a un tavolo per cercare una strada intermedia, un dovere per raggiungere il risultato. Questo però non significa rinunciare alle nostre battaglie identitarie. Anzi, sfidiamo Anm a dirci come loro pensano di garantire il dettato costituzionale dell’articolo 111, che dispone la terzietà del giudice. Noi chiediamo la separazione delle carriere, loro cosa rispondono?