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Alla fine ha perso le staffe anche il presidente dei penalisti, Gian Domenico Caiazza, che non ci sta a diventare scudo politico per Italia Viva. A innescare la querelle, paradossalmente, è proprio il fronte che aveva visto unito il partito di Renzi con l’Unione camere penali italiane: l’opposizione alla legge Bonafede che ha imposto lo stop alla prescrizione.
L’antefatto è avvenuto due giorni fa in commissione Giustizia al Senato: gli azzurri di Forza Italia presentano un emendamento al Dl Giustizia che è in tutto e per tutto uguale al cosiddetto “lodo Annibali”, la proposta di Italia Viva per il ripristino della prescrizione. La mossa del partito d’opposizione è abile: in commissione i numeri della maggioranza sono risicati e con quel testo si vuole inchiodare il senatore di Italia Viva davanti al bivio di votare contro il governo oppure contro una proposta venuta di fatto dal suo stesso gruppo parlamentare. Il senatore renziano Giuseppe Luigi Cucca, per uscire dalle sabbie mobili, sceglie la terza via dell’astensione e il voto finisce 12 a 11 per la maggioranza, che respinge per un voto l’emendamento forzista. A fare andare su tutte le furie Caiazza, oltre al merito della “non decisione” di Cucca su un testo per il quale le Camere penali e Italia Viva erano arrivate a scendere insieme in piazza davanti a Montecitorio, è la motivazione data dal senatore.
«L’astensione di oggi in commissione giustizia sulla prescrizione rappresenta un nostro ulteriore segnale di fiducia nei confronti del governo che ha preso impegni precisi sulla giustizia», è stata la premessa di Cucca, il quale addirittura parla di fiducia nei confronti di Bonafede, che solo qualche settimana fa gli stessi renziani erano a un passo da sfiduciare in Aula. «Stiamo ancora aspettando che il ministro Bonafede convochi il tavolo per cui abbiamo indicato il presidente dell’unione delle camere penali Caiazza quale nostro rappresentante: lo faccia subito», ha aggiunto tirando in ballo lo stesso Caiazza, di cui Italia Viva sembrerebbe dunque lo sponsor politico per uno scranno al tavolo delle decisioni. La conclusione, dunque, è che «Pur condividendo dunque il contenuto degli emendamenti odierni sulla prescrizione, ed essendo profondamente convinti che la normativa approvata sia incostituzionale e contraria alle norme più elementari della civiltà giuridica, ci siamo astenuti perché vogliamo che il Governo rispetti gli impegni presi per una modifica e una migliore regolamentazione della prescrizione. Sarà il tavolo che abbiamo indicato, con una rappresentanza mista di tecnici e politici, il luogo dove affrontare nel migliore dei modi una discussione seria e proficua sui tempi dei processi». Insomma, la linea dei renziani sarebbe di astenersi sull’emendamento di opposizione per poter chiedere con più forza un tavolo al governo. L’equilibrismo politico, però, non è piaciuto a Caiazza, il quale non ha nemmeno provato a mitigare il suo fastidio nel leggere il proprio nome evocato come merce di scambio. Anzi, ha anzitutto stigmatizzato la scelta di Cucca di «astenersi sull’emendamento di Forza Italia che proponeva la sospensione della scellerata riforma della prescrizione voluta dal Ministro Bonafede, nonostante che tale emendamento riproducesse testualmente la proposta della sua collega Lucia Annibali». Poi ha proseguito sfilandosi dal ruolo di parafulmine: «A giustificazione di tale incomprensibile scelta, il senatore Cucca evoca una fantomatica Commissione nella quale io sarei destinato ad essere il rappresentante tecnico di Italia Viva».
La conclusione di Caiazza è stata inequivocabile: «Ho già precisato che l’Unione Camere Penali Italiane non è interessata ad iniziative di ignoto contenuto, meno che mai se esse vengano evocate per giustificare voti parlamentari di segno esattamente opposto a quello da noi auspicato. Per il resto, è questa l’occasione per chiarire nuovamente che il Presidente Ucpi non potrà mai essere il rappresentante di altro che degli avvocati penalisti italiani». Insomma, una sonora porta in faccia a Italia Viva. Con buona pace anche di Matteo Renzi, che nel capitolo sulla giustizia del suo ultimo libro “la mossa del cavallo” ha tessuto le lodi di Caiazza. Le strategie - che per un lungo tratto hanno coinciso - di penalisti e renziani sulla prescrizione sembrano dunque ora dividersi. Da una parte Italia Viva, più propensa a giocare la battaglia da dentro il ministero con il tavolo da imporre a Bonafede piuttosto che in Parlamento a colpi di emendamento. Dall’altra le Camere Penali, che sembrano prediligere la via parlamentare e non intendono diventare strumento di trattativa politica.