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Prima dell'emanazione della Circolare del 21 marzo, era stata la magistratura di sorveglianza di tutta Italia ma anche i Gip a chiedere un intervento del Dap a tutela dei detenuti. Ecco svelato chi si nasconde dietro la famigerata circolare. Non la pressione delle rivolte carcerarie che, a detta di qualcuno, sarebbe stata organizzata dalla mafia, non da “entità” occulte, ma dai magistrati di sorveglianza e Gip. Lo ha ben spiegato davanti alla commissione antimafia Giulio Romano, l’ex direttore detenuti e trattamento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. I primi a scrivere al Dap furono, secondo quanto ha riferito l’ex dirigente, i presidenti dei tribunali di sorveglianza di Milano e Brescia. «Non ho mai sconfessato quella circolare, che è firmata da me, non dalla dottoressa Borzacchiello, ed era condivisa con Basentini e con il capo della segreteria del ministro», ha riferito sempre Romano. Parliamo di quella circolare che è stata considerata come causa delle detenzioni domiciliari per motivi di salute concesse a circa 500 reclusi per reati di mafia.
Nonostante l’oggettiva evidenzia che si tratti di un atto amministrativo che non ha nulla a che vedere con le ordinanze giudiziarie che hanno concesso il differimento pena, la commissione Antimafia continua nella sua indagine. La circolare aveva ordinato alle direzioni carcerarie di segnalare all’autorità giudiziaria i detenuti che presentassero tutte quelle patologie con le quali vi era maggiore rischio con un eventuale contagio da Covid. «Il ministro – ha spiegato l’ex dirigente davanti alla commissione Antimafia - espresse apprezzamento per l’iniziativa in una videoconferenza di cui non ricordo la data, ma successiva al 26 marzo». Romano non si tira indietro e ha rivendicato la necessità di quella circolare, perché era «urgente, in quei giorni tutto era urgente e in essa non c’è nulla di irregolare» . In effetti in quel periodo c’era il rischio che il carcere diventasse un luogo contaminato dal virus – e quindi le relative morti visto il numero abnorme dei detenuti anziani e malati - com’è accaduto con le Rsa. Romano stesso ha ricordato che a inizio emergenza, il «17 marzo c’erano 70.176 detenuti, 10mila in più della capienza regolamentare». Sempre l’ex dirigente ha spiegato che diversi tribunali avevano richiesto gli elenchi dei detenuti particolarmente a rischio. Questo ben prima della “famigerata” circolare.
Romano, inoltre, ha ammesso l’errore rispetto alla scarcerazione di Pasquale Zagaria. «È stato accertato un errore nell’indicazione della posta elettronica del dipendente del tribunale di Sassari, imputabile all’ufficio e al personale della direzione che io dirigevo». Il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra, si è detto «esterrefatto» dalle parole di Romano. Per questo ha invitato l’ex direttore a ripresentarsi oggi.