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Antonio De Notaristefani, presidente dell'Unione delle Camere civili
Pubblichiamo di seguito un intervento postato ieri su Facebook dal presidente dell'Unione nazionale Camere civili. La speranza, è che arrivino i soldi del Recovery Fund, e sia possibile un piano straordinario per la giustizia.Certo, le risorse sono indispensabili; ma non sono sufficienti. I Tribunali, sono fatti dai giudici che li compongono e dagli avvocati che li frequentano, non dalle mura che li racchiudono: e la equità e la giustizia, o sono custodite nei loro cuori, oppure in quelle aule non si trovano. Per questo, mi preoccupa quello che vedo ormai da troppo tempo tra molti magistrati: la continua, spasmodica ricerca del cavillo formale per “chiudere” i processi in rito, ed evitare il peso di studiare e la responsabilità di decidere; l’originalità a tutti i costi, anche a prezzo della eguaglianza dei cittadini davanti alla legge; la gestione meccanica dei processi, come se fossero pratiche da smaltire, e non raccontassero la storia della vita delle persone. Dei giudici, temo più la visione burocratica del ruolo, che gli intrallazzi di cui la cronaca di questi giorni racconta: a qualche cialtrone la giustizia può sopravvivere, alla sua burocratizzazione no. Per questo, un piano straordinario per la giustizia non può prescindere da un recupero di tensione etica: da tempo, nel nostro Paese, i giudici esercitano un potere enorme, che li rende collettivamente corresponsabili delle degenerazioni causate da alcuni soltanto. Non si può regnare ed essere innocenti, ed è troppo semplice lavarsene le mani dando la colpa solo a chi è stato intercettato, più o meno a caso. Delle questioni penali si occuperanno le Procure, ma di quelle etiche devono farsi carico tutti i protagonisti dell’esercizio della giurisdizione, magistrati ed avvocati.Ma il recupero della tensione etica non si impone per legge: devono essere in primo luogo quei tanti giudici che fanno il loro lavoro con serietà ed impegno a promuoverlo. Poi, dovrà essere consentito anche agli avvocati di intervenire sul punto: la giurisdizione appartiene ad entrambi.N on si preoccupassero troppo, del rapporto di colleganza: i loro doveri sono verso i cittadini, non nei confronti di burocrati in toga o di chi considera la giurisdizione come l’esercizio di un potere, e non come un servizio.Se ci riusciranno, se ci riusciremo, ed io confido sì - non potrei fare il mio mestiere, se di fondo non avessi fiducia nei giudici e negli avvocati - quel piano straordinario per il quale già molti si stanno impegnando potrà riuscire. Se non andrà così, non saranno certo gli investimenti nell’edilizia giudiziaria a restituire ai cittadini la fiducia nella giustizia: a Castelcapuano, che cascava a pezzi, io ne avevo di più di quanta non ne abbia oggi in un moderno grattacielo. Spero di ritornare ad averne tanta.