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Il rapporto del Comitato europeo per la prevenzione della tortura ( Cpt), a seguito della visita ispettiva svoltasi nel marzo scorso, ha provocato diverse reazioni soprattutto dalle associazioni che si occupano dei dritti delle persone private della libertà.
Un rapporto, ricordiamo, che evidenza criticità riguardante il 41 bis, misure definite “anacronistiche” come l’isolamento diurno per i detenuti condannati all’ergastolo ed episodi di maltrattamento da parte degli agenti penitenziari. Su quest’ultimo punto, il Cpt ha voluto sottolineare l’importanza del ruolo del personale penitenziario nell’esecuzione della pena e ha ribadito la necessità di una loro formazione continua, anche superando una certa mentalità che considera l’agente solamente un uomo che si limita ad una funzione esclusivamente di custodia.
Sergio d’Elia, Rita Bernardini ed Elisabetta Zamparutti, rispettivamente Segretario, Presidente e Tesoriere di Nessuno tocchi Caino hanno dichiarato: «Ancora una volta da Strasburgo arriva un aiuto all’Italia perché sia superato l’isolamento e siano migliorate le condizioni di detenzione. Bene ha fatto il Cpt a focalizzare l’attenzione, durante la sua visita ad hoc del marzo 2019, sul problema dell’isolamento nelle varie forme, dal 41 bis all’isolamento diurno e la sorveglianza speciale del 14 bis, senza trascurare però il problema del sovraffollamento così come quello delle misure di sicurezza detentive».
I dirigenti di Nessuno tocchi Caino hanno proseguito dicendo che «l’isolamento nel nostro Paese assume le forme più disumane e ci ritroviamo nelle raccomandazioni del Cpt che chiedono di abolire l’isolamento diurno, considerato anacronistico e a ripensare il 41 bis per renderlo compatibile con l’art 27 della Costituzione perché le esigenze di lotta al crimine organizzato devono essere bilanciate dal rispetto rigoroso del principio di riabilitazione. Il concetto del mantenimento di significativi contatti umani sia assicurato in tutti i casi di isolamento. Ma si concedano anche più misure alternative e si aumenti il ricorso a misure non detentive per affrontare il sovrafollamento come chiede il Cpt invece di promettere la costruzione di nuove carceri come fa questo Governo. Proprio per questo comune sentire, collaboreremo con il Cpt affinché riceva le informazioni sull’effettiva attuazione delle sue raccomandazioni».
Interviene anche il consigliere regionale di + Europa Alessandro Capriccioli che si occupa da tempo delle criticità del carcere di Viterbo e raccolto moltissime denunce sulla situazione di enorme disagio che vivono i detenuti ( ma anche gli agenti di polizia penitenziaria) dentro la struttura, cercando «di portare fuori dal carcere questi racconti» per verificarli. Più volte ha chiesto un formalmente un incontro con il guardasigilli Alfonso Bonafede, ma senza ottenere una risposta. Ora Capriccioli si augura che dopo il rapporto del Cpt, il ministro decida di occuparsi della vicenda.
L’associazione Antigone auspica invece un intervento urgente sulle questioni evidenziate dal rapporto. «Quello che emerge nel report – commenta Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - è una situazione che denunciamo da diverso tempo e che abbiamo avuto modo di segnalare anche al Cpt, incontrato da noi durante la loro visita. La spinta riformatrice post sentenza Torreggiani si è fermata e questo ha prodotto e sta producendo un peggioramento delle condizioni di detenzione, con situazioni gravi sulle quali chi ha responsabilità politiche dovrebbe intervenire con urgenza» .