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«Con la mia candidatura cerco di esprimere un metodo di fare politica dove il partito non è il fine ma solo uno strumento e le elezioni uno dei tanti terreni dove fare politica». In corsa per la segreteria di + Europa insieme a Benedetto Della Vedova, Alessandro Fusacchia e Paola Radaelli – quest'ultima molto vicina alla Lega di Salvini –, il Radicale e tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni Marco Cappato porterà in dote al congresso di + Europa – in calendario a Milano dal 25 al 27 gennaio – una visione personale di impegno e coerenza verso tematiche che l'hanno da sempre visto in prima linea.
Cappato, cosa l'ha spinta a impegnarsi in prima persona candidandosi alla segreteria di + Europa?
Più Europa è nata come tempestiva reazione al ritorno dei nazionalismi, in tutto il mondo e anche in Italia. Credo sia ora necessario far evolvere il progetto, dalla difesa dell’Unione europea alla costruzione di un’Europa democratica e federale in grado di far fronte all’emergenza ecologica globale. Per fare questo non dobbiamo limitarci a costruire un partito elettorale nazionale, ma gettare le basi per un movimento paneuropeo capace di attivare strumenti di iniziativa popolare.
Non ha accettato l'invito di Carlo Calenda, che ha proposto una lista unitaria europeista. Come mai?
Per me la priorità è unire su obiettivi e iniziative, come abbiamo iniziato a fare con i Verdi, Italia in Comune di Pizzarotti, Volt e una parte del gruppo di Fare per Fermare il declino. Quella di Calenda è una buona idea, ma tutto starà nella sua traduzione in pratica. Se non verrà usata dalla vecchia classe dirigente del PD per tirare a campare potremo certamente lavorare assieme. È importante però fare un passo avanti rispetto al generico ' europeismo': e questo vale anche per Più Europa.
Quali sono, a livello politico e di proposte, i punti cardinali che la guidano in questa nuova avventura congressuale?
Il motto dell’Associazione Luca Coscioni è “dal corpo dei malati al cuore della politica”. Sulla fecondazione assistita e sul fine vita, con Filomena Gallo, ci siamo riusciti arrivando a modificare leggi senza neanche essere in Parlamento. Più Europa può diventare una grande piattaforma di partecipazione per andare dal corpo del lavoratore, del disoccupato, del ricercatore, del detenuto, al cuore di una politica purtroppo sempre più lontana dalle grandi questioni sociali.
A suo avviso, quali battaglie, in ambito europeo, andrebbero portate avanti con maggiore urgenza e determinazione?
Gli scienziati delle Nazioni Unite hanno spiegato che ci restano ancora pochi anni per intervenire contro il riscaldamento globale, prima di arrecare danni irreversibili che provocheranno disastri sul piano della qualità della vita, della salute e del benessere. L’Unione europea deve rivendicare la leadership di una radicale riforma fiscale che difenda il lavoro e l’ambiente: meno tasse sui redditi più bassi per tassare invece le emissioni inquinanti e il consumo di risorse ambientali.
Secondo lei, gli ultimi exploit a carattere populista – non solo in Italia – deriverebbero anche da una mancata o non esauriente rappresentatività all'interno delle istituzioni? E come rispondere alle istanze di cui si fanno latori?
La rivoluzione tecno- scientifica e una globalizzazione economica alla quale non è corrisposta la globalizzazione dei diritti hanno intaccato la condizione dei ceti più deboli e la credibilità delle democrazie. Parallelamente, le stesse regole della democrazia e dello Stato di diritto sono state sistematicamente violate. Dobbiamo dunque agire su entrambi questi piani: rivitalizzare la democrazia dall’interno, facendo rispettare le regole e investendo su nuove forme di partecipazione; intervenire a livello transnazionale per affermare il diritto a beneficiare dei risultati del progresso scientifico e delle sue applicazioni, come previsto dalla Carte dell’ONU. Nell’era della rivoluzione genetica e dell’intelligenza artificiale, su questi temi quel che resta delle nostre democrazie si gioca tutto.
La preoccupa la scalata alla segreteria di Paola Radaelli, vicina alla Lega e alla destra?
No. Il nome “Europa” non è proprietà di nessuno: anche se il nostro contenitore “Più Europa” dovesse andare nelle mani di altri - e non credo che ciò accadrà chi crede nei contenuti andrà comunque avanti.