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L'indipendenza di Bankitalia "va difesa. Mi sono già espresso". In una placida domenica romana, il ministro dell'Economia Giovanni Tria, avvicinato dall'Ansa a due passi da piazza Navona, rompe il silenzio sulla vicenda di palazzo koch e mette fine alla tregua nel governo. Ma già le prime avvisaglie di guerra fredda si erano avute nel corso del Consiglio dei ministri di venerdì sera. I ministri grillini si erano messi di traverso stoppando la ratifica di Luigi Federico Signorini , nominato nuovo direttore generale di Bankitalia. Il nome di Signorini, che era stato portato al tavolo proprio dal ministro dell’Economia Giovanni Tria, aveva trovato schierato il fronte del no dei ministri M5S. In particolare, a guidare la "protesta" dei pentastellati, raccontano fonti di governo, sarebbero stati Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro. Mentre il capo della Lega e vicepremier, Matteo Salvini, era assente a Palazzo Chigi, impegnato in Abruzzo per la campagna elettorale, anche se aggiornato in tempo reale dai suoi. I 5 Stelle - hanno poi spiegato da fonti governative - hanno fermato la nomina di Signorini chiedendo un nome in discontinuità col passato. Ma soprattutto alcuni hanno puntato il dito contro il ministro dell’Economia: «Non può pensare di fare il fenomeno senza passareprima dal nostro vaglio» . Ma la Lega, almeno fino a ieri, si era schierata con Tria. Una linea smentita sabato sera, quando Salvini, parlando alla platea dei risparmiatori della BpVi riuniti al Palasport di Vicenza, ha cambiato rotta di 180 gradi: "Siamo qua perché chi doveva controllare non ha controllato, la Banca d’Italia e Consob andrebbero azzerati, e si offendono se cambiamo uno o due tizi. Azzerati. Dov’erano questi signori mentre questi mangiavano?". Una linea ripresa da Di Maio qualche ora dopo: "Chiediamo discontinuità e quindi non possiamo confermare le stesse persone che sono state nel direttorio di Bankitalia".