PHOTO
«Se non sono al sicuro gli avvocati non può essere al sicuro nessuno. In Turchia non esiste una magistratura indipendente e il governo vuole controllare gli avvocati per poter governare in maniera arbitraria senza essere disturbato». A parlare al Dubbio è l’avvocato turco Günay Dag, dell’associazione “People's Law Office- International Office”, che da 30 anni si batte per la legge e la giustizia in Turchia e della quale faceva parte anche Ebru Timtik, morta ieri dopo un lungo sciopero della fame. Cosa rappresenta la morte di Timtik per la Turchia? Ebru Timtik è deceduta nel 238esimo giorno della sua resistenza, iniziata con la richiesta di un processo equo. E il suo non lo è stato affatto: è stato celebrato in un tribunale appositamente istituito, sotto il comando del governo. Un processo politico che in realtà non poteva nemmeno essere considerato davvero un processo. Ebru e gli altri avvocati avrebbero voluto esercitare efficacemente il loro diritto alla difesa, con giudici indipendenti e imparziali. Naturalmente la situazione non riguarda solo loro, ma tutto il popolo. Perché se i giudici e i pubblici ministeri non sono imparziali e lavorano a comando del governo, allora non potranno mai prendere una decisione che non sia improntata alla volontà di Stato. Tutti sono in pericolo. A quali condizioni carcerarie sono stati sottoposti Ebru Timtik e gli altri prigionieri? Gli avvocati imprigionati sono stati detenuti in otto carceri diverse, lontani l'uno dall'altro e in isolamento all'inizio del processo. È stata una strategia consapevole. Volevano isolarli. Ebru e Aytaç sono stati tenuti illegalmente in isolamento per un anno. Nella loro prima udienza, un anno dopo l’arresto, tutti gli avvocati detenuti sono stati rilasciati, ma a seguito delle pressioni politiche sui giudici e sui pubblici ministeri, è stato emesso un mandato di arresto per 12 avvocati dopo appena 10 ore. In altre parole, sono stati rilasciati con una decisione giudiziaria e nuovamente arrestati con una decisione politica. Sappiamo che è così, perché i giudici che hanno firmato l'ordine di rilascio e quelli che hanno emesso nuovamente il mandato di arresto sono gli stessi, salvo poi essere licenziati e spediti in altri tribunali. Al loro posto sono stati nominati giudici speciali. Che clima c’è per l’avvocatura in Turchia? C'è un attacco molto grave contro gli avvocati. Il governo dell'Akp li vede come nemici, perché potrebbero impedire al governo di attuare le proprie politiche come preferisce. E questo perché l'Akp infrange la legge, anche la propria, governando in maniera arbitraria. Oggi gli avvocati svolgono un ruolo importante nello smascherare l’illegalità delle politiche del governo, la loro ingiustizia, la loro arbitrarietà e nel raccontare la Turchia e il mondo all'opinione pubblica. E così l’Akp li prende di mira. Questo è lo scopo principale della riforma multi- ordine entrata in vigore il mese scorso. Attaccano gli avvocati per controllarli e piazzare i propri uomini negli ordini. Qual è lo status dei diritti fondamentali nel paese? Non vi è alcuna garanzia dei diritti fondamentali nel paese. Non sono garantiti la libertà di espressione, quella di stampa, di riunione, né altri diritti e libertà. Perché non esiste un meccanismo di garanzia. La separazione dei poteri, che esisteva da tempo immemorabile, tra gli organi legislativo, esecutivo e giudiziario è scomparsa. Ora sono tutti formalmente collegati a un unico potere. Non esiste una giurisdizione indipendente per sorvegliare le pratiche del governo che limitano o distruggono questi diritti e per dire ' questa pratica è contro la legge'. Non si può parlare dell'esistenza di diritti fondamentali in un luogo in cui la magistratura è completamente sotto il controllo dell'esecutivo, dove non c'è indipendenza giudiziaria. Qual è la situazione nelle carceri? Le carceri turche sono sempre state problematiche. Tuttavia, i problemi sono aumentati esponenzialmente di recente, soprattutto dopo il tentativo di colpo di Stato. Oggi nelle carceri esiste una pratica severa di isolamento. A causa di pratiche arbitrarie e divieti, le relazioni dei prigionieri con il mondo esterno vengono interrotte. I diritti di comunicazione vengono annullati. Questa situazione si è ulteriormente aggravata con la scusa dell’epidemia. Ci sono molti casi di violenza fisica e psicologica e tortura. Esiste una pratica di isolamento molto, molto severa per i prigionieri politici condannati all'ergastolo aggravato. Non hanno quasi diritti fondamentali e sono detenuti in condizioni molto dure. Crede che ci saranno altre morti come quella di Timtik? Ovviamente. Attualmente, il nostro collega, il nostro amico Aytaç Unsal, sta digiunando fino alla morte con le stesse richieste di Ebru. Anche la sua salute peggiora ogni giorno. Se la Corte Suprema non esamina il caso il prima possibile e non prende una decisione in conformità con la legge, potremmo perdere Aytac come Ebru. Cosa si aspetta dalla comunità internazionale? Che non sia insensibile all'illegalità e alle ingiustizie subite in Turchia da Ebru e Aytaç. Il potere politico non si sente vincolato da nessuna legge, non segue nessuna regola. Perché non esiste alcun meccanismo nel paese per controllarlo. L'unico meccanismo che può controllare il potere è l'opinione pubblica nazionale e internazionale. Ci aspettiamo che qualcuno agisca per porre fine a pratiche antidemocratiche e politiche repressive, facendo pressione politica sullo stato turco e sul governo dell'Akp.