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Non è un caso che l’equo compenso sia richiamato, nel programma M5S- Pd, nella parte iniziale, dove si tracciano i connotati della futura legge di Bilancio. Il cuore delle nuove norme in arrivo per rafforzare la legge del 2017 non può che essere, infatti, nel vincolo più stringente con cui “assoggettare” la pubblica amministrazione alla disciplina. E il fatto stesso di aver associato il tema dell’equo compenso alla Manovra lascia desumere la concretezza delle intenzioni sulla tutela dei professionisti: M5S e Pd sono evidentemente consapevoli degli impegni di spesa necessari.
Oltre al segnale offerto con le “linee di indirizzo”, c’è un altro dato significativo: la conferma di Alfonso Bonafede al ministero della Giustizia. Il guardasigilli ha già avviato, nei mesi scorsi, due iniziative sul compenso dei professionisti. Una dedicata in particolare agli avvocati: un “Nucleo di monitoraggio” sulle violazioni della disciplina vigente istituito insieme con il Cnf — ma deliberatamente destinato a estendersi a tutte le categorie. La seconda iniziativa è già rivolta all’intero panorama ordinistico: si tratta del tavolo, coordinato finora dal sottosegretario uscente Jacopo Morrone, in cui sono già state messe a punto modifiche alla legge sull’equo compenso approvata a fine 2017. Ed è da quella piattaforma che prenderà le mosse lo schema da trasferire nella Manovra.
Snodo decisivo è la modifica della norma che riguarda le amministrazioni pubbliche. Al momento il testo della legge afferma che “la P. A., in attuazione dei princìpi di trasparenza, buon andamento ed efficacia, garantisce il principio dell’equo compenso”. È stato il Cnf, sulla base di uno schema elaborato dal proprio ufficio studi, a proporre, nella riunione del 3 luglio scorso, di modificare quel “garantisce il principio” con le parole “è assoggettata”. E al “principio”, la massima istituzione forense ha chiesto di affiancare un elemento più stringente, ossia il vincolo alla intera “disciplina” introdotta due anni fa.
Vuol dire che anche le amministrazioni dello Stato e quelle di tutti gli enti, dalle partecipate a Regioni e Comuni e alle loro controllate, non possono limitarsi a osservare un principio di decoro, nei pagamenti, ma devono attenersi, come i committenti privati, anche al rispetto dei parametri. Di quelli forensi ( divenuti inderogabili nei minimi) nel caso degli avvocati, e dei parametri previsti per tutte le altre categorie. Verrebbe fissato così un riferimento certo per la liquidazione prima dell’entrata in vigore dell’equo compenso, in modo che non se ne possano perpetuare eventuali violazioni. Così come l’espressione “convenzioni”, contenuta nella legge del 2017, verrà sostituita con la più generica “accordi”, per evitare che la disciplina sia aggirata con espedienti formalistici. Si tratta di un impegno serio, che è giusto mettere ai primi posti dell’agenda, e che pare uno degli obiettivi sui quali, tra i Pd e M5S, c’è già forte sintonia.
degli incarichi conferiti ai professionisti da tutti i soggetti pubblici. Naturalmente ne verrà anche un tendenziale incremento della voce di spesa relativa a tali incarichi, per i ministeri come per le più piccole amministrazioni comunali. Ecco perché con il rigore della norma sarà inevitabile inserire, in Manovra, anche le necessarie coperture.
Ma il tono persino “accorato” con cui il tema è evocato già nelle bozze del programma — in particolare per quel riferimento alla volontà di impedire “forme di abuso e di sfruttamento in particolare a danno dei giovani professionisti” — conferma che l’intenzione politica c’è, sia da parte del Movimento 5 Stelle sia per il Pd. Non sarà difficile trovare sponde nella stessa opposizione di centrodestra. Due giorni fa la Lega ha approvato in Veneto una propria legge regionale che vincola l’amministrazione al rispetto dei parametri nella retribuzione degli incarichi affidati ai professionisti esterni; e anche Forza Italia ha inserito il tema nella propria agenda, tanto che nel proprio campus estivo giovanile, in programma nel Barese per questo weekend, discuterà delle proposte già presentate, sull’equo compenso, in Parlamento.
Nello schema messo a punto a via Arenula si prevede anche di estendere le tutele sui compensi professionali oltre la “cittadella” delle grandi imprese: si riflette sulla possibilità di valicare il limite delle aziende con almeno 50 dipendenti e 10 milioni di fatturato. Verrà senz’altro prevista l’efficacia delle norme anche per quegli accordi “di lunga durata” tra committenti e professionisti, seppur stipulati