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Equo compenso, la nota congiunta dell'avvocatura: "Subito il sì alla legge"
Non può essere «sottostimata» l’importanza della nuova legge sull’equo compenso. Né si può mortificare ancora la «dignità» dei professionisti. Su questi due pilastri, l’avvocatura costruisce una posizione largamente condivisa, affidata a una nota che contiene un chiaro messaggio per il legislatore: il testo sui compensi professionali già votato alla Camera «merita di essere approvato anche dal Senato». Basta scorrere l’elenco delle sigle che condividono il comunicato per comprendere il senso della sollecitazione: dal Consiglio nazionale forense a Ocf, da Cassa forense all’Associazione italiana giovani avvocati, fino a un consistente numero di “specialistiche: Unione nazionale camere minorili, Unione nazionale avvocati amministrativisti, Associazione italiana avvocati per la famiglia e i minori, Osservatorio nazionale diritto di famiglia, Unione nazionale avvocati per la mediazione, Camera nazionale avvocati per la persona, le relazioni familiari e i minorenni (Cammino) e Associazione nazionale avvocati amministrativisti (Anai). «L’avvocatura in tutte le sue componenti, riunita in occasione dell’incontro del comitato organizzatore del Congresso nazionale forense», si legge nella nota congiunta, «chiede a gran voce a tutte le forze politiche di portare a termine l’iter legislativo del ddl sull’equo compenso, approvando definitivamente una legge di civiltà per gli avvocati. Dobbiamo contrastare con forza», proseguono le rappresentanze dell’avvocatura, «il rischio di proletarizzazione della professione, e il provvedimento licenziato dalla Camera dei deputati, seppur in alcuni aspetti emendabile, merita», appunto, «di essere approvato anche dal Senato. Infatti, non deve essere sottostimata la portata effettiva del ddl 2419 sull’equo compenso che, al fine ristabilire un necessario equilibrio nei rapporti tra operatori economici e liberi professionisti, impone ai contraenti forti e alla Pubblica amministrazione il riconoscimento di compensi professionali rapportati ai parametri ministeriali». E questo, ricorda l’avvocatura, «costituisce una significativa conquista nella tutela di un compenso equo, parametrato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, sganciato da una logica di mercato che negli ultimi anni ha registrato una svilente gara al ribasso, con conseguenze non solo economiche per i professionisti, ma anche qualitative per il cittadino». Per tali motivi, conclude il comunicato, e per scongiurare il rischio che eventuali modifiche al testo ne provochino, con un nuovo passaggio alla Camera, l’inabissamento, «non è più possibile attendere oltre ma è fondamentale raggiungere l’obiettivo, approvando entro breve una norma che dia completa e concreta attuazione all’articolo 36 della Costituzione in base al quale senza un’equa e giusta retribuzione non c’è dignità per chi lavora».