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L’operazione dovrebbe servire a ridare eticità alla politica, ma il fatto che avvenga nel più totale spregio delle garanzie e dei diritti, rende tutto opaco e decisamente poco etico. Un effetto paradosso - così i medici chiamano l’effetto dei farmaci che invece di curare le malattie le peggiorano - che negli anni ha avvelenato ancora di più i pozzi della politica italiana. L’ultima volta la pubblicazione della black list diede il via alla resa dei conti tutta piddina tra l’allora presidente dell’antimafia Bindi e il candidato governatore della campania, Vincenzo De Luca. Il quale non prese benissimo l’iniziativa di Bindi: “Infame, da ucciderla”, disse poco pacatamente il governatore furioso. Salvo poi consolarsi col milione e passa di voti che gli aprirono le porte della Regione. Stavolta, a tre giorni dal voto, è toccata a Silvio Berlusconi. Il quale, sempre secondo il presidente Morra, sarebbe impresentabile a causa del processo Ruby- ter, quello delle “cene eleganti”. Nulla invece dice Morra sui quaranta e passa processi subiti dal Cav e dai quali è uscito sempre immacolato. Ma la cosa più singolare è l’ingenuità che si cela dietro l’iniziativa di Nicola Morra. Il presidente dell’antimafia sembra infatti ignorare che la vita pubblica, privata e giudiziaria e financo sessuale del Cavaliere è stata sezionata, scannerizzata e completamente messa a nudo dai giornali italiani ed europei, i quali ci hanno rendicontato fin nei minimi dettagli i “vizi” più intimi di Berlusconi. Dunque cosa aggiunge alla consapevolezza degli elettori l’informazione che la commissione fornisce? A occhio e croce nulla.
Senza contare il mistero che spinge l’antimafia a occuparsi delle “cene eleganti” di un signore di oltre ottant’anni, invece di occuparsi di Cosa nostra, camorra e ‘ ndrangheta.
Ps: nel 1969, quando l’antimafia era ancora una cosa seria e i suoi membri personalità del calibro di Gerardo Chiaromonte, Cesare Terranova e Pio La Torre ( questi ultimi due trucidati dalla mafia) la commissione fu attraversata dallo stesso dubbio: pubblicare o no i nomi dei politici sospettati di “collusione”? I tre, nemici giurati della mafia ma coscienti del fatto che i diritti debbano essere sempre tutelati, risposero quanto segue: “Siamo contrari all’equivoco che si è ingenerato, che cioè la commissione parlamentare fosse una specie di “giustiziere del Re”, una sorta di comitato di salute pubblica destinato a far cadere testa su testa”. La lista dei sospetti, allora, rimase nel cassetto.