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«Era la mattina del 25 novembre quando mi arrivò un messaggio da un numero sconosciuto. Era Sigfrido Ranucci che mi accusava di avergli gettato fango addosso. Il vicedirettore di RaiTre proseguiva con intimidazioni varie. Diceva: "Ho dossier su di voi tutti" e, ancora, "Vi scateno contro le mie telecamere". Cose di questo tenore, che reputo gravissime». A parlare, in una intervista all’Adnkronos, è il senatore Davide Faraone di Italia Viva. Era stato proprio il politico, da sempre molto vicino a Matteo Renzi, a rendere nota in Commissione Vigilanza, il giorno prima degli sms ricevuti da Ranucci, una lettera anonima che accusava il conduttore di Report di molestie sessuali in redazione. Quel giorno Ranucci scrisse dei messaggi anche al deputato forzista Andrea Ruggieri, che ieri li ha resi noti parlando di «minacce». La mattina seguente, come spiega oggi Faraone, il giornalista scrisse anche a lui. In una intervista, ieri, Ranucci ha spiegato di avere reagito «perché ferito nella mia dignità» spiegando di «non avere mai minacciato nessuno». «Ci si può sentire feriti in molte circostanze, o aggrediti com’è accaduto al sottoscritto dalle telecamere di Report, per aver osato fare un’interrogazione parlamentare riguardo a un inopportuno servizio sui vaccini "pericolosi" mandato in onda da Ranucci in piena pandemia, ma non per questo bisogna intimidire, insultare o minacciare - replica oggi Faraone - Sono comportamenti molto gravi su cui è necessario che la Rai prenda posizione, non può verificarsi la circostanza che il vigilato minacci il vigilante. Qui l’unica dignità che vedo lesa è quella della commissione e dei suoi membri che hanno il dovere di agire secondo i principi fondativi della stessa». Ma perché a novembre decise di portare in vigilanza il documento anonimo? «Perché la Rai è un’azienda pubblica e il suo buon nome va preservato e tutelato dallo Stato, la Commissione vigilanza nasce a questo scopo: l’informazione pubblica è un bene comune e chi vi lavora è tenuto a comportamenti rispettosi e adeguati - dice Faraone - La richiesta di approfondimento doveva essere l’occasione per Ranucci di fugare ogni ombra». Sempre Ranucci ha detto ieri di avere notato delle «coincidenze» su alcune date il cui obiettivo sarebbe la chiusura di Report. Sostiene che il primo dossier falso arriva dopo l’inchiesta «su Alitalia, Renzi, i suoi rapporti con Ethiad e il caso Aiur Force». Dopo due mesi «gira il primo dossier falso che accusa Report». Poi, va in onda la puntata su Mancini-Renzi e IV «rilancia quel sossier». «E dopo un mese arriva la lettera anonima sulle molestie», dice a Repubblica. «Guardi - replica oggi Davide Faraone - i dossieraggi, com’è noto, sono materia di Ranucci, egli stesso ha tenuto a precisare di avere in tasca svariati dossier pronti». «La macchina del fango non è cosa che ci riguarda, piuttosto continuo a non condividere il "metodo Report", criticato anche nella mail che è giunta a tutti i membri della commissione vigilanza. E mi chiedo quale tipo di servizio pubblico possa tollerare una trasmissione dove le inchieste vengono costruite troppo spesso non sulla base delle notizie ma sul politico da impallinare». Poi, tornando a parlare dei messaggi scambiati tra Ranucci e il deputato Ruggieri - definite dall’ad della Rai Carlo Fuortes «affermazioni gravi», che restano però «comunicazioni private» - Faraone dice: «Fuortes ha anche aggiunto che istruirà un’audit interna, altrimenti sarebbe stato incredibile che l’ad Rai cercasse di sminuire la portata di un comportamento chiaramente intimidatorio: facciamo attenzione a rispettare la commissione vigilanza e il suo doveroso ruolo di controllo». Secondo il giornalista Ranucci, la Vigilianza avrebbe «travalicato il compito di vigilanti» e che si poteva secretare la seduta e fare una comunicazione scritta alla Rai. «No - risponde Faraone -è lui che ha confuso i ruoli. C’è la vigilanza che controlla il vigilato, la reazione rabbiosa di Ranucci la dice lunga sul suo modo di fare giornalismo. Credo sia questa la cosa più grave, perché va a danno dei telespettatori. Certamente non potevamo tacere di fronte a un’accusa di tale gravità, avevamo il dovere di verificare». «Non ho mai detto né scritto "ti scateno contro le telecamere". E poi a Report non c’è nessuna centrale di dossieraggio, anzi, noi i dossier anonimi li cestiniamo e fino a prova contraria l’unico che è stato oggetto di dossier falsi certificati dalla storia è il sottoscritto. È, quindi, risibile che l’onorevole Faraone si lamenti di messaggi privati mandati nel pieno, lo ammetto, del mio furore perché era stata lesa la mia dignità ed era stato provocato dolore inutile alla mia famiglia, ai miei cari e alla mia squadra di lavoro. Ed è di questo che io mi sono lamentato perché è tutto falso sia il dossier che il contenuto della lettera anonima», replica invece Ranucci, conversando con l’Adnkronos. «Io comunque non mi sottraggo certo al chiarimento, se devo andare davanti a un tribunale per gli sms che sono stati diffusi da altri, io sono pronto. E chi vuole querelare - scandisce Ranucci - deve querelare chi ha diffuso i messaggi, non certo il sottoscritto che li ha mandati a un solo individuo. La legge è chiarissima su questo punto: perché ci sia diffamazione devi parlare almeno davanti a due persone e, in questo caso, si va davanti a un giudice di pace. Attraverso la televisione, invece, diventa diffamazione aggravata a mezzo stampa, quindi, pagherà le conseguenze chi diffonde gli sms». «E annuncio anche la richiesta di risarcimento danni nei confronti di tutti coloro che hanno diffuso e diffonderanno informazioni lesive della mia immagine e della mia dignità, così come lesive della dignità dei miei cari, perché - tuona il giornalista - tutto ha un limite. Io sono il primo che nelle inchieste su contenuti che sono di interesse pubblico, che non ledono la dignità delle persone e che sono veri o anche verosimili (come dice la giurisprudenza del giornalismo di inchiesta), vado in onda. Ma non ho mandato mai in onda dossier falsi e dato spazio a informazioni false come hanno decretato i magistrati e i tribunali di tutta Italia in 25 anni di storia».