GIOVANNI M. JACOBAZZI

«Ho accettato la candidatura con grande senso di responsabilità. Chi mi conosce sa bene quale è stata la mia storia all’interno di Unicost. Spero di poter dare il mio contributo», afferma Paola Ortolan, giudice del tribunale dei minorenni di Milano e candidata alle elezioni del 18 e 19 settembre per il rinnovo del Consiglio superiore della magistratura nel collegio di merito

uno.

Giudice Ortolan, che tipo di campagna elettorale è stata?

Molto intensa, con poco tempo a disposizione. Personalmente però ho girato tutti gli uffici giudiziari per parlare con i colleghi e presentare il mio programma.

Che riscontri ha avuto?

Ho percepito un clima di grande fiducia. Se eletta,

spero di non deludere i colleghi: dalle parole si dovrà passare ai fatti.

Faccia un esempio.

Al Csm non ci saranno più le nomine a “pacchetto” ( nomine frutto di accordi “spartitori” fra le correnti, ndr).

Unicost è stata la corrente dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, ormai da tutti identificato con il simbolo della degenerazione correntizia e della conseguente lottizzazione degli incarichi. Che giudizio si sente di dare?

Guardi, chiunque di noi ha fatto vita associativa aveva capito che c’era qualcosa che non andava. Mi riferisco proprio a queste situazioni. Però, se mi chiede se fossi stata a conoscenza di tutto quello che ha raccontato Palamara nei suoi libri, le rispondo di no. Io ero a Milano, ho sempre lavorato tanto, ho un marito, dei figli, non ho fatto altro.

Cosa ha rappresentato per lei quello che ormai comunemente viene definito “Palamaragate”?

Nell’estate del 2019, quando esplose lo scandalo, il mio gruppo si è trovato davanti ad un bivio: sciogliersi o fare qualcosa di nuovo. Abbiamo scelto la seconda strada, rinnovando radicalmente la corrente, con un progetto nuovo e con persone diverse. Abbiamo puntato molto sulla terzietà del magistrato e sulla sua indipendenza dalla politica, avendo come riferimento proprio il modello costituzionale del giudice. Come si legge sul sito di Unicost, un ' nuovo inizio'.

Lei, ironia della sorte, era stata anche sorteggiata da Altra proposta, il comitato di magistrati nato per contrapporsi alle correnti ed avanzare delle candidature al Csm “indipendenti” con questo metodo.

Sì, pare che la mia candidatura fosse predestinata. Però non ho mai pensato di accettare quella candidatura e presentarmi come indipendente alle elezioni. Non ce l’avrei mai fatta. Ho voluto essere coerente con la mia storia. E credo che ciò sia stato molto apprezzato.

Come deve essere un magistrato che si candida al Csm?

A parte prerequisiti come moralità e dedizione, dovrà impegnarsi a svolgere il proprio mandato nell’interesse dell’istituzione e non considerare questo prestigioso incarico come un trampolino per passaggi ulteriori di carriera. Anche se, ovviamente, un po’ di ambizione personale c’è.

Un provvedimento da fare?

Riscrivere le regole sugli incarichi. Ci sono punti contraddittori. Devono essere regole chiare, ora esiste una pluralità di criteri che genera difficoltà.

La riforma Cartabia ha modificato radicalmente il suo ufficio, istituendo il tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie. È soddisfatta?

Ci sono aspetti positivi e negativi. La materia è molto complessa. Ci sarà un giudice unico che si occuperà di questi temi ed è stata eliminata la collegialità delle decisioni. Il ridimensionamento del ruolo dei giudici onorari mi sembra un limite.

Il disagio psichico fra i minori è in aumento. Come l’abuso di sostanze stupefacenti.

Sì, in maniera esponenziale. Per questo motivo, oltre alla magistratura, servono servizi sociali che funzionino: il giudice può scrivere il miglior provvedimento, ma se sul territorio non c’è nulla, rimane lettera morta.

Qualche criticità specifica?

Questo settore della giurisdizione non è informatizzato, è tutto ancora su carta. Ci hanno promesso l’avvio del processo telematico.

Cosa pensa, invece, della riforma dell’ordinamento giudiziario?

È una risposta complessa. Cercando di sintetizzare i punti salienti, ritengo ci sia stato un tentativo di semplificare le valutazioni di professionalità dei magistrati. Mi preoccupa però il fascicolo della valutazione del magistrato circa gli aspetti “quantitativi' e “qualitativi'. E anche il concetto di ' grave anomalia” delle decisioni non mi convince. I colleghi della Cassazione, che non hanno gradi successivi, come verranno valutati? Non sono favorevole, poi, all’intervento nelle valutazioni di soggetti esterni alla magistratura e ai pareri che dovrà dare il ministero della Giustizia sui progetti organizzativi del procuratore della Repubblica. Apprezzo molto, infine, il ritorno al concorso di primo livello per entrare in magistratura.