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Lo stile è proprio diverso. Ecco Beppe Sala, scelto da Matteo Renzi come candidato sindaco a Milano, dichiarare nervosamente non sono renziano. Ecco Stefano Parisi, scelto da Silvio Berlusconi, ringraziare il presidente con quel pizzico di ironia che lo rende simpatico anche a chi non lo ha votato e non lo voterà. Su simpatia e antipatia si sta giocando una parte della campagna elettorale a Milano.Proprio come cinque anni fa, quando una Letizia Moratti che aveva governato bene e anche inventato lExpo, ma che non era mai riuscita a scaldare i cuori dei milanesi, fu divorata viva da Giuliano Pisapia, simpatico e piacione rampollo (per quanto un po ribelle e gauchiste) della buona e rassicurante borghesia cittadina. La stessa che è alle prese con luomo che Letizia Moratti, sindaco di centro-destra, mandò a dirigere e organizzare lExpo ma che oggi è candidato del centro-sinistra, che giura di aver sempre votato da quella parte e si fa fotografare una volta con il pugno chiuso e la successiva con indosso la maglietta di Che Guevara.Pure la candidatura di Sala non è così strampalata nella città dalle tradizioni liberali e socialiste, abituata a premiare liniziativa e lo sviluppo così come il welfare. Quando Renzi si è guardato intorno e ha visto che cosa gli offriva il suo partito in vista delle elezioni e dopo la fuga di Pisapia dalla ricandidatura, ha individuato nelluomo di Expo un modello sufficientemente rassicurante in una città in cui gli unici comunisti riformatori (i famosi miglioristi) erano stati decimati negli anni Novanta dal combinato disposto degli uomini di Mani Pulite e dello stato maggiore del Pci. E in cui gli eredi di quest ultimo si preparavano a sconfitta sicura. E il presidente del Consiglio ha scelto Sala proprio perché non era di sinistra ed è un bravo manager. Perfetto per Milano, gli era parso.Ma Renzi non aspettava certo la contromossa di Berlusconi. Stefano Parisi, nato e cresciuto a Roma, è il sindaco milanese perfetto, non ha bisogno di cambiare maglietta: socialista e riformatore, colto e ironico e intriso di laicità lombarda, in grande sintonia con i governi tradizionali della città ma anche con quella parte di Forza Italia che è la storia migliore del 1994. Pur non essendo un politico (ma in realtà già essendolo) ha in sé quellorgoglio che la politica oggi pare aver perso. Quando gli chiedono se avrebbe sottoposto le proprie liste al vaglio della Commissione Antimafia, Parisi risponde testualmente: Le liste le garantiamo noi e mettiamo persone che conosciamo e di cui ci fidiamo e che non hanno commesso reati. Quando la politica si presta a questo tipo di atti dimostrativi sulla corruzione, abdica al proprio ruolo di garanzia verso i cittadini. Una dichiarazione che sarebbe piaciuta più a Craxi che a Berlinguer.Inoltre, se Sala si gioca tutto sullExpo (pur con la palla al piede di conti non chiari, di manager arrestati e di gare non fatte) Parisi è lex city manager che con Gabriele Albertini (uno dei sindaci più amati a Milano) ha costruito il nuovo skyline della città policentrica europea, con i grattacieli di cui Pisapia ha poi tagliato i nastri. A Milano si vive bene, è un luogo comune che parla di serate nella fantasmagorica piazza Gae Aulenti o tra la darsena e i navigli, piuttosto che di appuntamenti culturali e scintillanti fuori-salone della moda e del design. E poi cè anche il mitico welfare lombardo, una tradizione nata nei governi socialisti della città, poi proseguita con centrodestra e centrosinistra. Ma che oggi rischia di diventare il ventre molle, un vero punto di debolezza dellamministrazione della città, sia a causa di unimmigrazione del tutto fuori controllo e che crea un impatto disordinato verso le comunità straniere già ben integrate, sia a causa di problemi di cultura politica di una giunta più attenta ai diritti civili che al disagio reale di una fetta di popolazione come gli anziani e disabili, sulle cui spalle sono calati insostenibili tagli di spesa. E aleggia anche il problema della sicurezza, infine, spesso materia propagandistica di alcuni partiti di centrodestra e bestia nera di quelli di sinistra che non sanno come gestirla.Nelle prossime due settimane si sentirà parlare di questi problemi a Milano. Sala ha già detto che punterà su lavoro, ambiente e periferie, un programma nel solco della tradizione di sinistra. Ma Parisi non risponde facendo luomo dordine della destra. Ha piuttosto in mente il modello Rudolph Giuliani che a NewYork, coniugando la legalità con leconomia, la scuola e un buon welfare, ha trasformato il Bronx in un quartiere in cui le famiglie messicane hanno piantato nel giardino delle loro villette bifamiliari (con laffitto riscosso da un appartamento pagano il mutuo per il proprio) la bandiera americana. Neanche un vetro rotto, ma anche la forza tranquilla delle tradizioni riformatrici.Appuntamento al 19 giugno.