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Lunedì sarà Primo Maggio e la mia mente torna ai tanti anni in cui ho festeggiato e parlato ai lavoratori, al popolo. Il mio Primo Maggio, quello che ricordo bene, è quello del 1942, negli anni del fascismo, quando nella clandestinità, con altri compagni, quel mattino sventolammo una bandiera rossa sulla collina del Redentore che domina la città di Caltanissetta. Il Primo Maggio più felice fu quello del 1944, dopo la liberazione della Sicilia. La manifestazione fu organizzata dalla rinata Camera del Lavoro. Ricordo queste giornate anche per riaffermare il fatto che la riconquistata libertà, tra tanti momenti difficili, ha consentito al mondo del lavoro grandi conquiste sociali e civili, una nuova dignità che viene, soprattutto, da un riconoscimento grande della Costituzione: l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Richiamando questo testo, tutti gli anni la Cgil, e anche i partiti della sinistra, hanno indicato i problemi aperti per l’attuazione del dettato costituzionale. Questo fu il senso anche della manifestazione del Primo Maggio a Portella della Ginestra del 1947. Oggi penso che la situazione politica e sociale si è fatta sempre più difficile e complessa e, a mio avviso, due temi dovrebbero essere posti al centro di questo Primo Maggio 2018: difendere la libertà e il ruolo del sindacato nella società, che è stato misconosciuto; la condizione dei giovani, senza lavoro, specie nel Sud. Sono, questi, i temi che dovrebbero essere momenti di lotta non solo per il sindacato ma anche per le forze politiche che ritengono di esprimere la sinistra. E dovrebbero essere riproposti con forza soprattutto dal Pd o chi in esso vuole recuperare un rapporto con il mondo del lavoro.Il Primo Maggio di quest’anno dovrebbe essere una di queste occasioni.Viva il Primo Maggio!