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SULLA REGIONE E SU PALERMO LEGA E FI FANNO BLOCCO CONTRO FRATELLI D’ITALIA
Slitta ancora il vertice dei big del centrodestra per trovare soluzione al caos innescato dalle scelte in vista delle prossime Amministrative. A tenere banco è la situazione siciliana che ha fatto partire una vera e propria guerra di nervi tra gli alleati. Tanto che lo stesso Silvio Berlusconi, durante gli scorsi giorni, è intervenuto personalmente telefonando a Giorgia Meloni e annunciando un’imminente video call tra i coordinatori dei partiti, venendo incontro alle esigenze manifestate da Fdi. I big del partito che stannoseguendo da vicino la situazione siciliana, a partire dal senatore Ignazio La Russa, hanno chiesto, a gran voce, l’intervento di Roma per trovare sintesi sia a Palermo, per la scelta del candidato sindaco, che in vista delle successive elezioni regionali.
A Palermo Forza Italia e Lega, che ha rinunciato al simbolo, stanno puntando ormai senza tentennamenti su Francesco Cascio, mentre Fdi rimane ferma sul nome di Carolina Varchi. La candidatura meloniana, però, a questo punto sembra più una presa di posizione in vista delle Regionali alle quali il partito vuole la riconferma del governatore uscente Nello Musumeci. Per Forza Italia e Lega, invece, la scelta del candidato sindaco deve essere slegata dal nodo delle regionali.
Non è mistero che frange dei leghisti di Sicilia e la componente di Fi legata a Gianfranco Miccichè non vedono di buon occhio la ricandidatura dell’uscente e Giorgia Meloni, sentendo puzza di bruciato, non vorrebbe cedere a Palermo per poi ritrovarsi con un pugno di mosche in mano nel momento in cui dovesse aprirsi, in maniera successiva, il confronto sulle elezioni regionali.
E, dunque, dovrebbe spettare al tavolo nazionale la discussione complessiva sulle amministrative con un occhio anche alle regionali. Del resto i big dei partiti hanno anche molti altri nodi da sciogliere, considerando che le decisioni sono in altro mare pure in altre città chiamate al voto il prossimo giugno, come a Messina, sempre in Sicilia, e anche a Catanzaro dove la candidatura di Valerio Donato, sostenuta da Fi e Lega, inizia a non convincere, soprattutto per i trascorsi di centrosinistra del candidato, e Fdi non ha mai dato la sua benedizione riservandosi di poter esprimere una propria candidatura autonoma.
C’è poi sullo sfondo la tensione tra Lega e Fi da un lato, che vedono indeboliti i propri consensi, anche per le scelte obbligate dal sostegno al governo di Mario Draghi, e Fdi dall’altro che vede crescere il proprio appeal elettorale. La linea di opposizione a Draghi, con le successive aperture atlantiste sulla crisi internazionale innescata dalla guerra in Ucraina, hanno fin qui raggiunto l’obiettivo, mettendo in difficoltà gli altri azionisti della coalizione. Anche la sconfitta di Le Pen in Francia ha premiato la scelta soft di Giorgia Meloni che ha lasciato il cerino della sconfitta sovranista in mano al solo Matteo Salvini. E, non a caso, il leader leghista è quello che si sta agitando di più in vista delle prossime elezioni. Rinunciando al simbolo in molti casi con la lista Prima l’Italia e premendo per una sempre più stretta alleanza con Fi fino ad ipotizzare una fusione tra i partiti sulla quale, però, Antonio Tajani non perde occasione di rallentare.