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In Europa sopravvive una luce intellettuale e politica. È quella del Presidente francese Macron. Uno dei pochi leader politici in Europa che possiede una competenza, una cultura propria, una visione politica non limitata al presente e infine una determinazione personale che ha dimostrato con la sua discesa in campo e poi nel modo in cui ha saputo affrontare il movimento dei gillet gialli.
Nella sua intervista all'Economist ha lanciato un allarme: se l'Europa non afferma una propria sovranità e la capacità di svolgere un'azione politica come grande potenza fra le grandi potenze mondiali, il suo futuro è a rischio.
Prima di lui lo aveva detto più o meno con le stesse parole, la stessa intensità e consapevolezza politica e intellettuale il Presidente della Bce Mario Draghi, a cui l'Europa deve moltissimo.
Dunque in Europa ci sono ancora uomini capaci di pensare e agire secondo un progetto politico degno di questo nome. Il problema è che sono delle rarità. I partiti tradizionali non sono più da tempo la fucina di leader e classi dirigenti. Eppure di leader veri, competenti e capaci gli Stati hanno bisogno. Senza leader che hanno avuto o avrebbero successo nella vita economica e sociale, i partiti e i governi diventano la scena in cui recitano demagoghi intercambiabili i quali, alla fine, diventano inevitabilmente parafulmini del malcontento popolare, in una sequenza che volge sempre più al basso.
Questo è il problema centrale di tutte le democrazie.
I regimi autocratici e illiberali paradossalmente producono leader di governo capaci di visione e perfino di lungimiranza, perlomeno in alcuni campi, come dimostrano Paesi come la Russia e la Cina. Certamente sanno difenderei propri interessi nazionali e strategici.
Se le nostre democrazie non si riveleranno capaci di selezionare leader autorevoli e capaci, perderemo la sfida con i regimi autoritari e alla fine perderemo anche la libertà.