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Se è Carola. (La Capitana Carola: 70% senso di giustizia ( il suo), 30% senso di sfida ( ignorare il divieto). Il Capitano Matteo: 70% senso di giustizia ( il suo), 30% senso di sfida (“una sbruffoncella…”).
Sono percentuali talmente eguali e contrarie da definire perfettamente l’impossibilità di una sintesi virtuosa.
L’Europa antagonista, chiamiamola così, identifica nel ministro degli Interni italiano la via più salvifica e spettacolare al rovesciamento dello statu quo. Possiamo forse criticare quelle organizzazioni che operano nel campo della solidarietà se, nell’esercizio delle proprie nobilissime funzioni, riescono ad assestare anche una botta al dittatorello?
Qui l’Europa sgarrupata delle nazioni ritrova un mastice inatteso, di cui peraltro non è legittima proprietaria.
Ma se certe operazioni dei mari è del tutto conseguente ( e legittimo) che scaldino i cuori delle tifoserie più accese, è paradossale che la politica e il giornalismo, a cui toccherebbe un atteggiamento decisamente più equilibrato, si accodino festanti come delegando alla capitana Carola il ruolo di momentaneo leader dell’opposizione.
È su questa strana alleanza che Matteo Salvini può costruire agevolmente le sue difese. E sino a ora ha pagato.
Vi sottoponiamo questo scritto: “Vien da chiedersi: ma cosa penserà di Salvini la madre di Salvini? Quando, di fronte a quello che, comunque la si pensi, rimane un dramma umano, il suo Matteo scrive: «Non sbarca nessuno, mi sono rotto le palle. Lo sappia quella sbruffoncella».
Ecco, il titolare di queste quattro righette non è la zia Letizia che a 78 anni si è messa felicemente a commentare con gli amici le vicende della politica sulla sua pagina Facebook, ma l’editorialista di punta di Repubblica, Gad Lerner, che così inizia il suo commento in prima.
E ogni giorno che cade sulla terra, dieci, cento, mille, diecimila, centomila scritti d’ogni ordine e grado puntano all’indirizzo del Capitano, in parte dai giornali e in grande parte dalle bacheche social.
Ma il dramma è che che ormai i pezzi si confondono, e non sapresti dire qual è il frutto di un ragionamento intellettuale, che per comodità chiameremo giornalistico, e l’intemerata di un privato cittadino che, dalle bacheche social, sfoga legittimamente il suo rancore sull’obiettivo che preferisce.
Questo è il tempo del grande mischione, dove le anime più sottili, ricercatrici di percorsi meno arrangiati, sono sommerse dal vento impetuoso della demagogia.
A sistemare la poltrona sotto le terga del Capitano sono, per ora, i suoi stessi detrattori. Per vederne la caduta, dovremo probabilmente aspettare un auto- capitombolo.)