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E' polemica dopo la messa in onda della puntata di Report, in cui la trasmissione di inchiesta mette sotto la lente di ingrandimento i rapporti tra la Lega e Mosca. Il diretto interessato, Matteo Salvini, ha liquidato il tutto con uno sprezzante «su Savoini voglio le prove», riferendosi alla presenza dell’ex collaboratore della Lega al tavolo con i russi per una presunta trattativa per finanziare il Carroccio. Poi ha aggiunto: «Non sarebbe la prima e unica volta che un audio viene montato e smontato, c’è un’inchiesta, facciamo lavorare i giudici».
Anche nel Cda della Rai, poi, è scoppiata la bagarre: a muovere le accuse di mancanza di par condicio nella trasmissione ( mancava la voce di Salvini) sono stati i consiglieri Igor De Biasio ( indicato dalla Lega) e Giampaolo Rossi ( indicato da Fratelli di Italia).
L’amministratore delegato Fabrizio Salini ha fatto sapere che verificherà il tutto, ma la questione si allarga al diritto di cronaca e alla libertà di informazione. Report, infatti, non sarebbe un telegiornale a cui applicare la par condicio in campagna elettorale, ma una trasmissione di inchiesta e approfondimento politico. Il direttore di Report, Sigfrido Ranucci ha immediatamente replicato alle accuse, chiarendo che «per ben tre volte abbiamo contattato invano Salvini, invitandolo a dire la sua sul materiale che avevamo raccolto». Dunque la mancanza di una voce non sarebbe stata causata da una mancanza di interessamento da parte della redazione, ma dal rifiuto di Salvinidi parlare ai microfoni dei giornalisti di Report. All’Huffington Post, Ranucci ha anche detto che «In Rai sono stato sempre libero e mi sento libero. Questa è una cosa essenziale per chi fa giornalismo d’inchiesta.
Le inchieste vanno valutate per la loro attendibilità, non con la lente della politica. Su questo mi aspetto un giudizio. La puntata andrà in replica come sempre anche sabato, e lunedì torneremo su questo argomento».
Il tema dei rapporti internazionali di membri del passato esecutivo ieri è tornato anche a causa dell’audizione al Copasir ( il cui presidente è il deputato leghista e salviniano doc Raffaele Volpi) del premier Giuseppe Conte, per riferire delle riunioni con i servizi segreti italiani e il ministro della Giustizia Usa, Barr. L’audizione è coperta da segreto, ma Conte ha affermato che gli incontri non lo hanno visto presente, sono però avvenuti in sede istituzionale e i colloqui hanno riguardato il Russiagate, con il premier e i servizi che hanno assicurato la loro estraneità alla vicenda.