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“L’Arma ama poco i personaggi che brillano di luce propria. Successe con Dalla Chiesa, che i vertici di allora avrebbero volentieri ridimensionato, ma che sfuggì di mano. Accade oggi con capitano Ultimo”, dichiara il giornalista Mediaset Enrico Fedocci, grande conoscitore delle dinamiche interne alla Benemerita. Il trasferimento di Ultimo, alias colonnello Sergio De Caprio, e dei suoi 23 fedelissimi dal Nucleo operativo ecologico (Noe) ai Servizi segreti (Aise) avvenuto nel 2015, e la loro successiva brusca cacciata avvenuta nel 2017, non celerebbe quindi alcun “complotto” contro Matteo Renzi. Era stato l’ex premier, nel libro “Un’altra strada”, da ieri nelle librerie, ad ipotizzare che dietro questi trasferimenti si potesse nascondere qualcosa di poco chiaro. “Perche Ultimo e tutto il suo gruppo, di colpo e con un atto senza precedenti, viene rimandato indietro?”, scrive Renzi.“In quel periodo - prosegue - l’Arma pativa una strisciante tensione interna legata al cambio di vertice”. Il riferimento è alla proroga concessa dal governo all’allora comandante generale Tullio Del Sette, nonostante fosse rimasto coinvolto nell’inchiesta Consip. Sempre secondo la ricostruzione di Renzi, Ultimo sarebbe stato trasferito dal Noe all’Aise con lo scopo di catturare Matteo Messina Denaro. “Un segugio infallibile”, dissero di Ultimo i vertici dell’epoca dei Servizi. Solo che il gruppo di Ultimo non si mise alla caccia di Matteo Messia Denaro. Anzi, “qualcuno avrebbe sbagliato Matteo”, aggiunge ironico Renzi. Il capitano Giampaolo Scafarto, poi promosso maggiore, “avrebbe manipolato le prove”, puntualizza l’ex premier, citando la testimonianza davanti al Consiglio superiore della magistratura del procuratore di Modena Lucia Musti: “Dammi le prove per arrivare a Renzi, devo arrestare Renzi”. Ultimo ha dato mandato a Francesco Romito, il suo storico avvocato di Roma, di agire nei confronti dell’ex premier. “Leggo - si legge in una sua nota - che Matteo Renzi nel suo libro paventa ancora fantomatici complotti ed azioni eversive contro di lui. Non mi sono mai occupato di Renzi e non me ne occupo ora”, “Il motto dell’Arma è ’Usi obbedir tacendo e tacendo morir’. Capitano Ultimo è tipo da ‘obbedir’ e da ‘morir’ ma non tacendo”, ricorda Fedocci. Anni addietro, il vicecomandante Clemente Gasparri, a proposito della sobrietà che deve contraddistingue il carabiniere, fece questo esempio: "L’Arma è come un treno in corsa, i passeggeri sono vincolati prima di scendere alla responsabilità di lasciare pulito il posto occupato”. Vanno evitati comportamenti che possano comportare il “deragliamento dell’antico treno”. E a viale Romania sono molto attenti al fatto che ciò non accada.