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IL CODICE PENALE DELL’AFGHANISTAN DÀ LA POSSIBILITÀ AI FAMILIARI DI PARTECIPARE ALLE ESECUZIONI
L'Afghanistan tornato sotto il giogo dei Talebani ripiomba nello oscurantismo e nel dramma delle esecuzioni pubbliche prescritte dall'applicazione della legge islamica o sharia. Mercoledì scorso infatti nella provincia di Farah è stata eseguita la prima condanna a morte da quando gli studenti coranici hanno ripreso il potere dopo il ritiro delle truppe americane.
L'uomo, giustiziato, è stato identificato come Tajmir e proveniva dalla provincia di Herat. Era stato condannato per aver ucciso un'altra persona cinque anni fa e aver rubato la sua moto e il suo telefono cellulare.
Le forze di sicurezza talebane avevano arrestato Tajmir dopo che la famiglia della vittima lo aveva accusato del crimine, almeno da quanto ha dichiarato Zabihullah Mujahid, il principale portavoce del governo talebano.
Non si conosce tuttavia il momento nel quale è avvenuto l'arresto anche se sembra che il condannato a morte avrebbe presumibilmente confessato l'omicidio. Mujahid ha aggiunto che Tajmir è stato colpito tre volte dal padre della vittima mercoledì con un fucile d'assalto.
Un particolare agghiacciante che dà il segno della barbarie che sta di nuovo attraversando il paese.
All'esecuzione nella provincia di Farah infatti hanno partecipato centinaia di persone, tra cui alti funzionari talebani, alcuni arrivati direttamente da Kabul. L'esecuzione sembra essere la messa in pratica delle direttive impartite dal leader supremo talebano Haibatullah Akhunzada solo il mese scorso, quando ha ordinato ai giudici di applicare pienamente tutti i dettami della legge islamica. Sarebbe stato lo stesso Akhunzada ad approvare la pena capitale dopo la decisione presa, con molta attenzione così come viene riferito, da parte di tre delle più alte corti dell'Afghanistan.
Durante il precedente governo talebano del paese alla fine degli anni 9o, nel paese le esecuzioni pubbliche, le fustigazioni e le lapidazioni, di coloro che erano stati condannati per crimini nei tribunali talebani, diventarono una tragica consuetudine. Il ricordo di tutto ciò e questa nuova esecuzione è arrivato fin dentro il palazzo di vetro dell Onu. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha espresso profonda preoccupazione, così come la condanna a morte è stata al centro delle proteste dalle organizzazioni che difendono i diritti umani.
Ogai Amil, esponente di un gruppo umanitario afgano, ha dichiarato che quanto successo «scuote le coscienze umane».
Il portavoce dell'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani il mese scorso aveva già invitato le autorità talebane a fermare immediatamente l'uso delle fustigazioni pubbliche in Afghanistan Dopo che i Talebani hanno ripreso il controllo del paese nell’agosto del 2021, in seguito a 20 anni di guerra, avevano inizialmente promesso di aprire ai diritti delle donne e delle minoranze.
Invece, tra le tante limitazioni, hanno imposto ad esempio il divieto di istruzione delle ragazze oltre la sesta elementare.
Hanno anche eseguito condanne “esemplari” con frustate in pubblico in diverse province, punendo numerosi uomini e donne accusati di furto, adulterio o abbandono del tetto coniugale.
Tutto ciò mentre nel paese infuria una grave crisi economica aggravata dall'isolamento diplomatico e dalle sanzioni internazionali.