Grande riforma, grande dibattito. Ha provato a buttarla sul filosofico il presidente del Veneto, Luca Zaia, che ieri ha incontrato a Roma il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli assieme ai presidenti di Lombardia, Liguria e Piemonte. La riunione serviva a definire alcune deroghe da riconoscere alle Regioni rispetto alle competenze dello Stato, come previsto dal ddl sull’Autonomia approvato a giugno.

«Oggi è un giorno importante per tutto il Paese ha detto Zaia - È bene ricordare infatti che, su 15 Regioni a Statuto ordinario, sono 14 quelle che già hanno mosso passi formali verso l’Autonomia, che è una sfida di responsabilità, trasparenza e buona amministrazione che non spacca un bel niente ma, al contrario, è l’occasione per ricucire un’Italia già divisa non solo tra Nord e Sud, ma tra aree interne e centri urbani, tra zone montane e insulari». Un’intesa, quella tra Zaia e Calderoli, a 360 gradi. «Oggi abbiamo concordato le modalità di lavoro per procedere congiuntamente nel percorso, alla luce delle diverse richieste che sono pervenute - ha spiegato il ministro - La decisione unanime è stata quella di partire dalle quelle funzioni relative alla Protezione civile, materia richiesta da tutte e 4 le Regioni». Nello specifico, il Veneto ha chiesto funzioni relative a nove materie, la Lombardia otto, Liguria e Piemonte sei.

ROBERTO OCCHIUTO, PRESIDENTE DELLA REGIONE CALABRIA
ROBERTO OCCHIUTO, PRESIDENTE DELLA REGIONE CALABRIA
ROBERTO OCCHIUTO, PRESIDENTE DELLA REGIONE CALABRIA (IMAGOEOCNOMICA)

«Verranno poi rese pubbliche le richieste delle Regioni, che non riguardano intere materie ma solo funzioni - ha aggiunto Calderoli - Così ci si renderà conto che è un’operazione di buonsenso per attribuire alle Regioni quello che possono fare meglio dello Stato, lasciando invece allo Stato ciò che è giusto, nell’interesse di cittadini, famiglie, imprese e di tutto il Paese: sarà la prima storica attuazione dell’autonomia e il Governo intende essere al fianco delle Regioni in questo percorso, naturalmente le quattro che hanno deciso di avviare i negoziati ma con l’auspicio che anche altre possano intraprenderli.

Ma è sullo scontro ormai in atto da settimane tra Lega e Forza Italia che si sono concentrate le domande poste a Zaia al termine dell’incontro, vista anche l’assenza delle due Regioni a statuto ordinario del Sud governate da Fi, cioè Basilicata e Calabria. «È doveroso riconoscere che una grande riforma porta anche un grande dibattito» ha detto Zaia che poi ha replicato alla richiesta di una moratoria in attesa della definizione dei Lep e ai dubbi del ministro Tajani sulla devoluzione di competenze come il commercio estero. «Non è che le materie vengono trasferite: vengono trasferite alcune funzioni - ha spiegato - Ad esempio, la protezione civile resta nazionale e ma possiamo chiedere una funzione che è fondamentale, ovvero che i presidenti di regione possano fare le ordinanza di deroga, senza attendere che arrivino dai Roma con i cittadini sott’acqua o sotto le macerie». Per poi specificare che «non si faranno 20 ministeri del commercio estero, c’è una regia nazionale ma ci sono delle funzioni che ci permettono di parlare di attività e produzioni locali che hanno bisogno di canali dedicati». E sviando infine sui colleghi assenti. «Evidentemente non hanno chiesto di partecipare, ciò non toglie che la legge dia la possibilità a tutti in qualsiasi momento di partecipare», ha detto.

Ma tanto che c’era il presidente veneto non ha mancato l’occasione per assestare un colpo agli azzurri anche sulla cittadinanza, altro tema di profonda divergenza tra i due alleati. «Io sono in mezzo alla gente e non ho mai avuto un immigrato che è venuto a chiedermi lo ius scholae - ha puntualizzato - Vengono invece immigrati a dirmi “io sono qua da 22 anni, mi sono laureata qui, ho fatto il master, sono una dirigente di multinazionale, vivo in Italia e ancora sto aspettando dopo cinque anni una risposta sulla mia cittadinanza”. Dobbiamo far veloce invece. Il vero tema è che quando maturano i requisiti, cioè 18 anni di età e dieci anni di permanenza in Italia, si dia velocemente la cittadinanza. Questa è la vera sfida». Ribadendo poi che «la legge va bene com’è», e dunque dicendosi contrario alla proposta forzista.