La visita della premier Giorgia Meloni a Washington ha suscitato numerose reazioni contrastanti, con alcuni esponenti dell’opposizione che hanno criticato il viaggio come inefficace per l’Italia e l’Europa. Secondo il senatore Enrico Borghi di Italia Viva, la visita è stata praticamente inutile dal punto di vista pratico, accusando Meloni di aver evitato i temi cruciali come i dazi, che sono rimasti invariati. Borghi ha paragonato la premier a un "slalomista" che ha cercato di evitare qualsiasi discussione scomoda, mentre Trump ha ottenuto l’impegno di Meloni sull’aumento delle spese militari, una mossa che Borghi considera vantaggiosa solo per gli Stati Uniti.

Per Angelo Bonelli di Europa Verde, l’accordo firmato tra Meloni e Trump è una "resa totale" dell’Italia agli Stati Uniti, denunciando la perdita di indipendenza soprattutto in ambito tecnologico e di politica estera. Bonelli ha sottolineato che l’Italia ha ceduto su temi come la web tax, escludendo l’Europa, e ha criticato l’accodarsi della premier alla politica mediorientale di Trump, in particolare il supporto a Israele. Critiche anche dal presidente del M5S, Giuseppe Conte che ha definito l’incontro come “una caporetto totale" per la premier.

Invece, Alfredo D'Attorre del Partito Democratico ha sottolineato come il viaggio non abbia prodotto risultati concreti per l’Italia, lamentando un focus eccessivo sull’immagine della premier piuttosto che sui reali interessi nazionali, come la sanità e le problematiche interne.

Dal canto suo, Giorgia Meloni ha cercato di rimarcare l’importanza del dialogo tra Stati Uniti e Europa, affermando che gli Stati Uniti e l’Italia condividono l’obiettivo di un commercio equo e reciproco. Le dichiarazioni congiunte, firmate da Meloni e Trump, enfatizzano la cooperazione in difesa, sicurezza e gestione dei flussi migratori, e Trump ha confermato la sua visita ufficiale a Roma.

Le reazioni in Italia sono state fortemente polarizzate, con alcuni che considerano il viaggio un’opportunità per rafforzare i legami con Washington, mentre altri denunciano l’incapacità di ottenere vantaggi concreti per il paese. Alcuni politici, come Carlo Calenda di Azione, hanno difeso la linea di Meloni, ritenendo che, pur non avendo ottenuto grandi concessioni, la premier abbia comunque mantenuto un impegno solido sulle principali questioni internazionali.