C’è grande confusione a Bruxelles ma per qualcuno, comunque andrà, la partita del voto sui nuovi commissari sarà un successo. Dopo un periodo tormentato, la sorte politica sembra di nuovo arridere, infatti, a Matteo Salvini, sia sul fronte interno che su quello internazionale. È sotto gli occhi di tutti ( anche per la tendenza del diretto interessato a strabordare sui social) come il leader della Lega abbia lavorato per porsi nei confronti dell'opinione pubblica quale “console” italiano del trumpismo, e quanto questa scelta si sia rivelata fortunata, dato il risultato delle elezioni Usa.

In queste ultime ore, segnate dagli strascichi polemici dei tweet di Elon Musk contro i magistrati italiani e dalla dura replica del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Salvini è con tutta evidenza il meno imbarazzato dei leader del centrodestra, tanto da aver già fatto proprie – e a più riprese – le parole del miliardario americano. Che invece hanno fatto storcere la bocca al ministro degli Esteri Antonio Tajani e messo in serio imbarazzo la premier Giorgia Meloni, colta di sorpresa da quello che può essere considerato a tutti gli effetti un tentativo di ingerenza rispetto alla sovranità dello Stato italiano.

Come detto, per il numero uno di via Bellerio le cose si stanno mettendo anche sul fronte europeo, col passaggio della fiducia ai singoli commissari e all'intero nuovo esecutivo Ue. Entrambi gli scenari possibili, infatti, presentano dei vantaggi per il Carroccio: se il commissario meloniano Raffaele Fitto dovesse passare indenne il vaglio degli eurodeputati, compreso quello come vicepresidente esecutivo, ciò significa che la delegazione di FdI – come annunciato peraltro da Carlo Fidanza – avrà votato sì alla Commissione guidata da Ursula von der Leyen. A tutta la commissione, si intende, compresi gli esponenti del Pse.

È evidente che la mossa degli eurodeputati meloniani è stata dettata dall'esigenza di non fornire alibi a chi a sinistra sta tentando di porre il veto sul ministro italiano, ma è altrettanto evidente che un voto favorevole del partito della premier alla maggioranza di centrosinistra che governa a Bruxelles rimarrebbe agli atti e fornirebbe ai Patrioti un vantaggio in termini di coerenza da rivendicare, soprattutto dopo che gli stessi eurodeputati di FdI avevano votato in aula contro von der Leyen lo scorso luglio. Un argomento da non sbandierare, almeno nell'immediato, perché Salvini sulla questione Fitto ha deciso comunque di assumere un profilo istituzionale, votato alla tutela dell'interesse nazionale italiano, e da tempo ha già fatto sapere che gli eurodeputati della Lega non faranno mancare il proprio sostegno al commissario designato. Ma poi c'è anche l'altro scenario, quello che vede i socialisti (compresi i dem) negare il voto a Fitto, e in quel caso Salvini avrebbe buon gioco – stavolta assieme a Meloni – nell'additare il partito di Schlein come un partito anti- italiano e nel tornare a caldeggiare una maggioranza alternativa in Europa, a immagine e somiglianza del centrodestra, capace di imprimere un'accelerazione al processo di avvicinamento della destra europea al Ppe sulle politiche migratorie. Se poi la Lega dovesse incassare la conferma in Umbria della governatrice Donatella Tesei, magari con un effetto traino per il risultato di lista, per il ministro dei Trasporti si tratterebbe della ciliegina sulla torta, in vista di un'ulteriore fase delicata che comprenderà la sentenza al processo Open Arms e il congresso, in vista del quale un successo elettorale rappresenterebbe di certo un buon viatico.

La situazione a Bruxelles, al netto di tutte le considerazioni politiche, si sta facendo oggettivamente ingarbugliata, perché il gruppo dei Socialdemocratici ha già fatto sapere di non voler votare la commissione se a Fitto non verrà tolta la vicepresidenza esecutiva e all'ungherese

il portafoglio della Salute. Anche i Verdi si sono collocati sulla stessa lunghezza d'onda, cosa che ha suscitato l'irrigidimento dei Popolari, che ora minacciano di non votare la socialista spagnola Teresa Ribera. In questo quadro, come detto, fin troppo facile per la nostra premier polemizzare col Pd: «Signore e signori», ha scritto Meloni sui social, «ecco a voi la posizione del gruppo dei socialisti europei, nel quale la delegazione più numerosa è quella del Pd di Elly Schlein: a Raffaele Fitto, commissario italiano, va tolta la vicepresidenza della Commissione che la Presidente von der Leyen ha deciso di affidare». «L'Italia”, ha proseguito, “secondo loro, non merita di avere una vicepresidenza della Commissione. Questi sono i vostri rappresentanti della sinistra».