Giulia Bongiorno ha fatto il proprio ingresso a Palazzo Chigi attorno alle 11 e mezza di oggi mattina, quando la premier Giorgia Meloni era a colloquio da più di un'ora coi vicepremier Salvini e Tajani e il ministro dell'Interno Piantedosi. Quando la notizia del vertice ha cominciato a diffondersi, i diretti interessati o i loro più stretti collaboratori si sono affannati a precisare che si trattava di una riunione fissata da prima dell'esplosione della vicenda Almasri, che ha portato all'iscrizione della presidente del Consiglio, di Piantedosi, del Guardasigilli Nordio e del sottosegretario Mantovano nel registro degli indagati in seguito alla denuncia sporta dall'avvocato Luigi Li Gotti.

Tajani, intercettato dai giornalisti alla Camera, aveva insistito con questa versione, asserendo che all'ordine del giorno del vertice c'era una ricognizione sulle politiche migratorie messe in atto dal governo e sulla situazione degli sbarchi e dei trasferimenti nei centri albanesi. Una versione alla quale nessuno aveva creduto fino in fondo, e che è stata plasticamente smentita nel momento in cui la presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama ha raggiunto i vertici dell'esecutivo nell'ufficio della premier.

Bongiorno è infatti reduce dalla netta vittoria giudiziaria ottenuta nel processo Open Arms di Palermo, in cui ha difeso l'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini dall'accusa di sequestro di persona, fino alle piena assoluzione del leader leghista. Al termine di un vertice durato circa quattro ore, Palazzo Chigi ha fatto filtrare la notizia che «il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, i ministri dell’Interno, Matteo Piantedosi, della Giustizia, Carlo Nordio, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, Alfredo Mantovano, hanno deciso congiuntamente di nominare quale unico legale l’avvocato Giulia Bongiorno». «Una scelta», ha proseguito la nota informale, «che sottolinea la compattezza del governo anche nell’esercizio dei propri diritti di difesa».

Al di là della reazione di Meloni, che si è rivolta direttamente all'elettorato con un video postato sui social e ha alzato i toni della polemica contro la magistratura politicizzata e l'autore della denuncia da cui è scaturita, la scelta di Bongiorno denota l'intenzione di riproporre lo schema che ha accompagnato l'evoluzione del procedimento su Open arms, a prescindere dal fatto che si arrivi o meno a processo e che la camera di appartenenza conceda l'autorizzazione a procedere. Un “doppio registro”, in cui Meloni – anche a nome degli altri destinatari dell'indagine – da un lato terrà alta la tensione sul versante della crociata del governo contro la “giustizia a orologeria” e le “toghe rosse”, supportata da un centrodestra che già negli ultimi due giorni si è mostrato tetragono e determinato a portare a compimento senza intoppo la separazione delle carriere, ma dall'altro contesterà nel merito le eventuali accuse mosse dai giudici sulle circostanze che hanno portato alla liberazione e al rimpatrio dell'ufficiale libico su cui pendeva un mandato d'arresto della Corte Penale Internazionale.

D'altra parte, l'impostazione di Bongiorno è nota: mentre Salvini conduceva dirette social, chiamava militanti alla mobilitazione anti-toghe e organizzava una kermesse di Pontida interamente consacrata alla sua difesa, lei usava toni concilianti nei confronti del collegio giudicante palermitano, stigmatizzando anche gli eccessi polemici di alcuni esponenti della Lega. E' lecito dunque pensare che l'obiettivo di Meloni e di tutta la maggioranza sarà quello di ottenere una vittoria su tutta la linea, sia quella propagandistica che giudiziaria, anche se un eventuale esito negativo potrebbe essere agevolmente addebitato alla vis persecutoria di una parte della magistratura che cerca la spallata giudiziaria all'esecutivo.

Intanto, gli esponenti del centrodestra non attenuano i toni, stabilendo un nesso tra la determinazione del governo a procedere sulla strada della riforma della giustizia e l'avvio dell'indagine ministeriale: per il capogruppo al Senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri «la riforma della giustizia è indispensabile visto l’uso politico della giustizia e la sua inefficienza”. “Il ministro Salvini”, ha proseguito, “è stato sottoposto a un processo per avere difeso la sicurezza del Paese». Su Li Gotti, Gasparri ha reiterato le accuse della premier: «Non si diventa per caso avvocato di Brusca e di Buscetta, Poi rispunta e fa una denuncia che in poche ore viene istruita, un fast food della giustizia». Sul fronte parlamentare, a differenza dell’informativa in aula su Almasri, si è regolarmente svolta l’audizione di Nordio davanti al Copasir, che secondo la versione ufficiale non avrebbe parlato della liberazione del libico.