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Liliana Segre
La senatrice a vita Liliana Segre, figura emblematica della memoria storica della Shoah e testimone instancabile dell'orrore dei campi di concentramento, è stata bersaglio di una virulenta ondata di insulti e messaggi d'odio sui social media. Questi attacchi, scatenati dalla recente diffusione del documentario "Liliana" di Ruggero Gabbai, che ripercorre la sua toccante vicenda personale, hanno profondamente provato la senatrice, al punto da indurla a rinunciare con grande rammarico a un impegno significativo: la partecipazione a una cerimonia commemorativa al Memoriale della Shoah di Milano, in occasione del Giorno della Memoria.
La notizia della sua assenza, particolarmente dolorosa in una giornata dedicata al ricordo delle vittime dell'Olocausto, è stata resa pubblica con evidente sdegno dal presidente del Memoriale stesso, Roberto Jarach. Durante la posa delle pietre d'inciampo dedicate alla famiglia Levi, Jarach ha espresso la sua costernazione per la violenza e la bassezza degli attacchi online, citando in particolare commenti sprezzanti come "fare i soldi con il film". Queste parole, ha sottolineato Jarach, non solo testimoniano una totale mancanza di rispetto per la sofferenza e la storia di Liliana Segre, ma rivelano anche una preoccupante deriva di intolleranza e antisemitismo latente nella società contemporanea.
Jarach ha poi ampliato il discorso, esprimendo la profonda inquietudine della comunità ebraica italiana in un periodo già segnato da tensioni internazionali e da una recrudescenza di episodi di antisemitismo a livello globale. Ha menzionato esplicitamente il contesto mediorientale e le vicende legate al rilascio degli ostaggi, sottolineando come la comunità ebraica viva con particolare apprensione gli sviluppi internazionali e come questi si riverberino anche sul clima sociale italiano.
Il presidente del Memoriale ha lanciato un appello accorato affinché si ponga un freno all'escalation di odio e intolleranza che si manifesta online e non solo. Ha richiamato alla responsabilità nell'uso delle parole, evidenziando come un linguaggio impreciso e carico di odio, a volte banalizzato e quasi sdoganato nel dibattito pubblico, possa facilmente degenerare in espressioni antisemite e alimentare pericolose tensioni sociali.
Jarach ha insistito sulla necessità di recuperare un clima di tranquillità, obiettività e rispetto reciproco, ricordando come la comunità ebraica sia parte integrante della società civile italiana e aspiri a vivere serenamente.