«Sono una scienziata» e per «continuare a nutrire la ricerca, la scienza, la cultura scientifica del Paese, io credo che sia necessario per me rinunciare» alla proposta di candidatura alla presidenza della Regione Veneto. «Questa offerta, seppure importante, davvero non fa per me», spiega in un video sulla sua pagina Facebook Antonella Viola, docente di Patologia generale all'Università di Padova, a cui il centro sinistra ha chiesto la disponibilità per correre nella tornata elettorale per la presidenza del Veneto.

«Auguro tutto il meglio a entrambi i candidati che saranno identificati e resto a disposizione, naturalmente, qualora ci possa essere necessità di un consiglio su temi specifici, ma a distanza, in maniera autonoma e indipendente, continuando a seguire la grande passione della mia vita che è la ricerca scientifica», dice Viola. La ricercatrice spiega di essersi concessa «qualche giorno» di «silenzio e concentrazione per prendere una decisione» dopo la proposta della quale, ammette, si è sentita «onorata».

A una prima sensazione di inadeguatezza - ma «mi sono resa conto che dietro questa iniziale risposta c’era dietro molto del condizionamento di stereotipi di genere» - è seguita una riflessione: il fatto che «per me sembrasse una cosa assurda probabilmente non dipendeva da una questione di competenze, ma proprio culturale». E, seppure lusingata da diversi messaggi d’affetto e incoraggiamento dopo la diffusione della notizia, per la ricercatrice ha prevalso la considerazione che si tratterebbe di «un mestiere diverso».

«Io sono una scienziata», non «faccio la scienziata, non è un lavoro che io posso cambiare con un altro», precisa. «E’ la mia identità. Ecco, se io dovessi definirmi, probabilmente mi definirei come: donna, madre e scienziata. Queste sono le tre categorie che mi definiscono. E quindi non è facile rinunciare a questo. Non è facile perché il rischio è non solo che le competenze non vengano valorizzate in un altro tipo di lavoro», ma c’è anche «un rischio di perdere l’autonomia, quell’autonomia che per me è essenziale nella scienza. Insomma, alla fine ho riflettuto molto. Ho capito che è vero che sarebbe importante restituire alla mia Regione, ma io in qualche modo restituisco già non solo alla Regione Veneto, ma anche a tutto il Paese. Perché? Perché faccio ricerca scientifica nell’ambito della salute, per quanto io faccio ricerca di base essenziale per il progresso della scienza e farlo seriamente ed eticamente è importante». 

Viola evidenzia altri elementi del contributo che nel suo attuale ruolo può continuare ad offrire. «Insegno la medicina, la scienza, ai futuri medici e anche qui metterci passione e professionalità serve appunto a creare delle figure professionali necessarie nel nostro territorio, così come magari a far nascere la passione della scienza in qualcuno di loro». E, di conseguenza, questo serve «ad avere dei nuovi scienziati che possano partecipare alla rivoluzione della cura di cui siamo tutti testimoni negli ultimi anni».

Infine «c’è il terzo compito, la mia missione di divulgazione scientifica, cercare di portare avanti il processo di democratizzazione della conoscenza e della scienza. E questo è un tema importante. Per poterlo fare è necessario essere riconosciuti come completamente autonomi. Io non sono mai stata iscritta a un partito, né mai lo farò - puntualizza l'immunologa - proprio perché è importante che uno scienziato mantenga la propria libertà intellettuale, la propria autonomia di giudizio e la possibilità di dire questo è giusto, questo è sbagliato, indipendentemente da qualunque schieramento politico o ideologia alle spalle».