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Capogruppo M5S alla commissione Cultura e sottosegretario al Mibact del Conte 1, Gianluca Vacca resta sempre un insegnante di italiano e latino al liceo. Ed è alla scuola che dedica la maggior parte delle sue energie da parlamentare.
Partiamo dalla scuola allora, una delle grandi assenti della conferenza stampa di Conte. Non crede che famiglie e studenti abbiano diritto ad avere qualche certezza in più sulla conclusione dell'anno?
Non credo che la scuola sia stata assente. Semplicemente, vista la situazione, non ci sono novità sulla riapertura e il presidente del Consiglio ha evitato di soffermarsi sul tema. Per ora si continua con la didattica a distanza, ma con un occhio di riguardo a quelle fasce di studenti rimaste escluse dalle lezioni.
È uno dei nodi della questione: come si garantisce il diritto allo studio a chi, per i motivi più disparati, non è in grado di accedere alle tecnologie digitali?
Vorrei prima ricordare che il governo ha già stanziato 85 milioni di euro con il decreto Cura Italia, e che altri 80 milioni verranno stanziati a breve, proprio per la didattica a distanza. Sono risorse destinate soprattutto alla dotazione di dispositivi informatici e tecnologici, connessioni comprese, per le famiglie che non hanno a disposizione questi strumenti. È uno sforzo enorme messo in campo in pochissimo tempo e credo che i risultati comincino a vedersi.
Certo, ma c'è chi comunque resta escluso...
È vero, purtroppo c'è ancora una parte di studenti esclusa dall'attività didattica. Per questo noi della commissione Cultura vorremmo spingere il governo a valutare, per esempio, una riapertura delle scuole, anche tra poche settimane, soltanto per questi ragazzi. Potrebbe essere un'idea: ripartire da chi ha maggior bisogno, garantendo il distanziamento sociale.
Dal 4 maggio milioni di italiani rientreranno a lavoro, ma asili, scuole materne ed elementari rimarranno ancora chiuse. Come faranno le famiglie a tornare alla quotidianità in queste condizioni?
È una questione molto delicata. Per i bambini più piccoli è ancora più difficile prevedere un rientro a scuola in sicurezza, con la garanzia del distanziamento sociale. Sicuramente ci vuole un piano per i bambini da qui a settembre per non lasciare sole le famiglie che vanno invece supportate. Intanto il governo, oltre al bonus baby sitter, sta pensando di estendere la possibilità del congedo parentale come prima risposta a questa esigenza.
Il distanziamento sociale per i più piccoli sarà impossibile anche a settembre. Crede che sia a rischio anche il prossimo anno scolastico?
Ci auguriamo che le condizioni a settembre permettano un rientro a scuola per tutti, ma dipenderà dall'evoluzione dell'epidemia. Dobbiamo lavorare su più scenari e per questo è stato messo in piedi un tavolo al ministero: ipotizzare forme di rientro a scuola adattabili ai vari contesti, anche territoriali. Dovremo continuare a lavorare sulla didattica a distanza, da un lato, e dall'altro valutare la possibilità di fare lezione in spazi aperti, nei musei, negli archivi, nelle biblioteche. Abbiamo proposto al Ministero di mettere in relazione le strutture culturali con quelle formative. Non è solo questione di spazi, ma anche di innovazione didattica, potrebbe essere l'occasione buona.
Lei Si è battuto molto anche per i lavoratori dello spettacolo. Cosa è riuscito a ottenere?
Lo sforzo è stato imponente ma dobbiamo provare a fare di più. Il fondo Cultura da 130 milioni di euro già istituito presso il Mibact è un primo passo importante, ma non tutti i lavoratori riusciranno ad accedere alle misure di sostegno al reddito, soprattutto gli intermittenti con contratti atipici, a chiamata, saltuari. Rischiamo di tener fuori una fetta importante di lavoratori, quelli che poi permettono ai nostri teatri, ai nostri cinema, ai nostri concerti di funzionare. Su loro dovremo intervenire col prossimo decreto. Ho proposto con un emendamento di recuperare circa 60 milioni di euro dalla liquidazione del vecchio Imaie, l'ente che gestiva i diritti di autore.
In seno alla maggioranza c'è chi, come Italia Viva, critica le prudenze di Conte sulla fase 2. Cosa pensa di queste “accuse”?
Arrivano da un alleato che spesso muove critiche al suo governo. Lo stop alle restrizioni sarebbe stato più facile e popolare, ma per il bene di tutti dobbiamo riuscire a far convivere due necessità: tutelare la salute dei cittadini e far ripartire un paese che non può più permettersi di restare fermo. E credo che lo sforzo del governo di bilanciare queste due esigenze sia encomiabile. Polemizzare per cavalcare malumori e proteste non è molto responsabile: accusano noi di essere populisti, quando loro sono i primi ad esserlo.
Renzi contesta però anche il metodo decisionale, il Dpcm, che annulla il confronto.
Parzialmente. Almeno le consultazioni con le forze di maggioranza e con i ministri sono costanti, compresi quelli di Italia Viva. E comunque Conte e l'esecutivo non decidono da soli, si confrontano quotidianamente col Comitato tecnico scientifico che fornisce elementi fondamentali per operare una scelta. Arrivano da un alleato che spesso muove critiche al suo governo. Lo stop alle restrizioni sarebbe stato più facile e popolare, ma per il bene di tutti dobbiamo riuscire a far convivere due necessità: tutelare la salute dei cittadini e far ripartire un paese che non può più permettersi di restare fermo. E credo che lo sforzo del governo di bilanciare queste due esigenze sia encomiabile. Polemizzare per cavalcare malumori e proteste non è molto responsabile: accusano