«Il presidente Mattarella non ha mai pronunciato le parole che gli vengono attribuite. È ignobile e vergognoso far circolare sul web tali menzogne. Il contenuto dei post e dei relativi commenti sono stati segnalati alle autorità competenti per accertare se sussistano estremi di reato». Così scrive l’ufficio stampa del Quirinale su X con un durissimo comunicato interviene per interrompere la campagna di calunnia e odio dilagata all’indomani dell’intervento del capo dello Stato nel giorno dell’anniversario della strage di Ustica, quando il presidente della Repubblica ha parlato di “ferita aperta” perché, ha detto, “manca la verità” e ha chiesto “collaborazione anche ai Paesi amici”. Nel comunicato del Qurinale si legge che «in riferimento ai post pubblicati sui social riguardanti una presunta apposizione del segreto di Stato sulle vicende di Ustica da parte del presidente della Repubblica» precisando che «la notizia è palesemente falsa. II Presidente della Repubblica - scrive l’ufficio stampa del Quirinale - non ha alcuna competenza sul segreto di Stato».

Sono in corso verifiche e approfondimenti della Polizia Postale in riferimento ai post pubblicati sui social riguardanti una presunta apposizione del segreto di Stato sulle vicende di Ustica da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La notizia è stata smentita con una nota dal Quirinale che ha fatto sapere di aver segnalato i post pubblicati su Facebook «alle autorità competenti per accertare se sussistano estremi di reato».

Il post facebook a cui fa riferimento il Quirinale, e ora rimosso, risaliva a tre giorni fa e aveva una foto del presidente della Repubblica con la sovrascritta “Vergogna”, commentato da oltre 500 utenti. Si trattava di un commento all’esortazione di Mattarella a una collaborazione dei paesi alleati per fare chiarezza sulla strage di

Ustica. «Questo “signore” è lo stesso che nel giugno del 2020 ha prorogato di 8 anni il segreto di Stato proprio sui documenti relativi al caso Ustica», scriveva Matteo Gracis, titolare dell’account che ha suscitato la dura reazione del Quirinale.