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Gianni Cuperlo, deputato del Partito democratico
Cresce il pressing intorno a Gianni Cuperlo da parte della sinistra dem. E nonostante Goffredo Bettini abbia dichiarato esplicitamente che si è in ritardo per formulare una candidatura autonoma, l’ala sinistra vicina all’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando, sta riflettendo sul da farsi.
Il bivio è tracciato: appoggiare Elly Schlein e provare a battere l’attuale favorito Stefano Bonaccini, oppure andare verso la quarta candidatura investendo su Gianni Cuperlo che non nasconde la possibilità «anche se si tratta di una decisione che non prenderà da solo».
La sinistra dem, dopo aver provato a rinviare il più possibile la data del congresso spingendo sulla necessità di un reale percorso costituente e rifondativo, si è ritrovata con il cerino in mano e senza candidatura, colta in contropiede dall’accelerazione impressa dal governatore dell’Emilia Romagna e dalla sua ex vice che, di fatto, sono da tempo in campagna elettorale.
Il colpo di grazia alle strategie l’ha inferta il sindaco di Pesaro Matteo Ricci che aveva ipotizzato una candidatura in prima persona, alla guida di una squadra di primi cittadini, e in tandem con Dario Nardella che sarebbe dovuto andare alla presidenza del partito. Ricci aveva avuto una quasi investitura formale sia da Andrea Orlando che da Goffredo Bettini che avevano sottolineato la bontà della sua proposta politica, senza però rompere gli indugi. Una melina che ha prodotto il colpo di scena, con Ricci che ha scelto di sostenere la corsa di Stefano Bonaccini, insieme proprio a Dario Nardella, spostando sull’asse del governatore emiliano anche tutta la propria rete di amministratori.
E quindi per poter restare in vita, nel tentativo di riuscire ad avere una rappresentanza interna adeguata, alla sinistra in cerca d’autore non è rimasto altro che provare l’abboccamento con Schlein.
Un abboccamento, però, che si è dimostrato più complicato del previsto, perché Schlein si conferma candidata fuori dagli schemi e poco incline a farsi ingabbiare da correnti e big, così come ha dimostrato fin dalle sue prime uscite. Anzi, dopo aver ripreso la tessera del partito al circolo della Bolognina, Schlein ha annunciato sul suo canale Instagram migliaia di nuove iscrizioni, evidenziando la necessità di rompere gli schemi e di rinnovare la classe dirigente e lo stesso metodo della sua selezione.
Abbastanza per mettere in guardia i big della sinistra dem che adesso pensano alla possibilità di affidarsi ad una figura conosciuta e apprezzata all’interno del partito che possa incarnare principi e idee dell’area. Il grimaldello potrebbe essere rappresentato proprio dall’esplodere del dibattito sulla questione morale all’indomani del Qatargate.
Cuperlo è intervenuto in maniera decisa sull’argomento sottolineando la necessità per il partito, a prescindere dalla responsabilità dei singoli, di riattivare gli anticorpi necessari per rendersi impermeabili ad alcune situazioni. Da qui poi il focus su diritti e lavoro, nel tentativo di riportare a sinistra il confronto congressuale.
Una eventuale quarta candidatura (Bonaccini, Schlein, De Micheli e Cuperlo) frastaglierebbe ancora di più il quadro all’interno di un partito fortemente indebolito dalla pesante sconfitta elettorale rimediata alle elezioni politiche dello scorso 25 settembre. Non a caso il governatore dell’Emilia, domenica in visita in Calabria, continua con i suoi appelli all’unità chiedendo che il giorno dopo le primarie vincitori e vinti collaborino per ricostruire insieme il Pd.
Le divisioni interne, insomma, preoccupano e in tanti credono che possa essere verosimile il rischio di una scissione in caso di duro scontro in campagna elettorale. Bonaccini, in realtà, si sta preoccupando di raggiungere anche una unità dal punto di vista territoriale e non a caso sta marcando stretto il Sud sperando di portare a sé i tanti amministratori dem sul territorio e soprattutto di avere il via libera definitivo da parte dei governatori Emiliano e De Luca.
Senza un uomo di riferimento, dunque, la sinistra dem rischierebbe di evaporare rendendo vano anche il ritorno all’ovile dei vari Speranza e Bersani. In gioco anche il futuro delle alleanze che per la sinistra dovrebbero guardare con decisione al M5S e non al centro di Renzi e Calenda.