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«Non voglio che rimaniate lì a dire sempre "il Pd e il pd, e il Pd..."vaffanculo a voi questa volta"». Dopo 10 anni Beppe Grillo sala sul palco di "Italia a 5 Stelle", la festa del Movimento, e per la prima volta manda a quel paese i suoi. L'invito non è rivolto a tutti gli iscritti, ovviamente, ma agli scettici «depressi» che hanno deciso di disertare la manifestazione in polemica col nuovo corso giallo-rosso. Sono in tanti, infatti, gli assenti: Alessandro Di Battista, Danilo Toninelli, Barbara Lezzi, Giulia Grillo e Gianluigi paragone, solo per citare i più noti. E Grillo ha bisogno di dissociarsi dai dissociati per spiegare alla base, al suo pubblico, la necessità di una svolta "storica" che a breve si riproporrà oltre Palazzo Chigi. In Umbria, a fine mese, e poi forse anche in Calabria, Emilia Romagna e in molte altre regioni chiamate al voto. «Non avevamo scelta, di là c'è qualcosa di informe che si alimenta di piccoli "odietti" di paese... il mondo è cambiato, è un momento strano, guardatevi dentro», spiega il fondatore. Grillo invita il popolo pentastellato ad uscire dall'angolo nostalgico. Perché il Movimento, negli ultimi due lustri, ha già cambiato pelle parecchie volte. «È inutile pensare che abbiamo la stessa identità di dieci anni fa, non è cosi', siamo diversi, diversi dentro», dice dal palco. «Stiamo vivendo un momento straordinario. Quando senti il segretario del Pd dire "tu vali tu", è meraviglioso, non si capisce nulla ma è meraviglioso, perché "è l'uno vale uno". Quando Renzi pianta un albero ogni iscritto che fa è meraviglioso, anche se ha piantato due piantine adesso Diamo una narrazione al Pd, a migliaia di giovani, una visione che abbiamo avuto, anzi che io ho avuto», rivendica "l'Elevato", l'unico in grado di rassicurare un popolo disorientato che ormai tributa molti più applausi a Giuseppe Conte che a Luigi Di Maio. Non è un caso che il presidente del Consiglio venga omaggiato dal comico nel corso del suo intervento. Se il Conte 2 esiste, del resto, è solo grazie all'ostinazione di Grillo, che nei giorni convulsi della crisi di governo si è inserito nelle trattative tra segreterie mettendo sul piatto una sola condizione: lasciare a Palazzo Chigi il presidente uscente, promosso nell'olimpo degli "elevati" per l'occasione. Un trattamento d'onore mai riservato al suo capo politico. L'unico difetto del premier? «Le adenoidi», scherza il fondatore M5S. «Conte ha queste adenoidi che dovrebbe stappare un po'». La festa può proseguire.