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ILARIA SALIS
«Alleanza Verdi e Sinistra in accordo con Roberto Salis ha deciso di candidare sua figlia Ilaria, detenuta in Ungheria, in condizioni che violano gravemente i diritti delle persone, nelle proprie liste alle prossime elezioni europee». Arriva nel tardo pomeriggio la nota ufficiale che spazza dal tavolo ogni dubbio, dopo che per tutta la giornata si erano inseguite voci e smentite. Come quella del verde Angelo Bonelli che in tv aveva rinnegato la notizia pubblicata dal Foglio. Ma più che le dichiarazioni era il silenzio di Sinistra italiana a rendere concreta l’ipotesi di una discesa in campo della maestra di Monza, arrestata l’11 febbraio 2023 e da allora detenuta in Ungheria con l’accusa di aver partecipato all’aggressione di alcuni neonazisti a Budapest.
Così, dopo aver rifiutato l’offerta - arrivata direttamente da Elly Schlein - di partecipare alla competizione elettorale tra le file Pd, Salis ha detto sì a Nicola Fratoianni. «Il nostro è un gesto che può servire a denunciare metodi incivili di detenzione, soprattutto verso chi è ancora in attesa di un giudizio. In tal modo Europa Verde e Sinistra Italiana intendono portare nel futuro Parlamento europeo iniziative legislative per la salvaguardia dei diritti delle persone coinvolte in procedimenti penali in tutti i paesi dell'Unione», prosegue la nota ufficiale del partito.
Il leader di Si mette dunque in campo l’ennesimo nome capace di attrarre voti da sottrarre direttamente all’alleato maggiore: il Partito democratico. Il lavoro per riuscire a superare serenamente lo sbarramento del 4 per cento previsto alle Europee è infatti iniziato da tempo. Avs ha già reso nota una lista di nomi che su un certo elettorato di sinistra può ancora esercitare un certo appeal. Come Mimmo Lucano, candidato al Sud, uomo simbolo dell’accoglienza, che nella sua Riace aveva messo in piedi un modello d’integrazione poi smantellato dalla politica e dalla macchina giudiziaria. O come ancora Ignazio Marino, il “marziano” arrivato in Campidoglio qualche anno fa e poi scacciato dal suo stesso partito, il Pd, dal colle più importante di Roma, non attraverso un atto di sfiducia in aula ma tramite una trama burocratica consumata nello studio di un notaio. Strappare ora un pass per l’Europa tentando di rubacchiare voti al suo ex partito sarà una grande sfida per il chirurgo con la passione per la politica. Ma il “dream team” di candidati con cui Avs si presenterà alle elezioni non finisce qui. C’è un altro ex Pd e volto storico della politica italiana già in campagna elettorale: Leoluca Orlando. Cinque volte sindaco di Palermo, ex deputato e storico presidente della Rete, a 76 anni ha deciso di rimettersi in gioco e abbandonare il suo partito per abbracciare la sinistra.
E adesso, a queste “vecchie glorie” della politica, si aggiunge dunque Salis. Un nome e un volto che nelle ultime settimane hanno riempito le colonne di tutti i giornali, scandalizzando l’opinione pubblica per il trattamento riservatole dalla giustizia ungherese: in tribunale con i ceppi ai piedi e ai polsi.
«Io ho già detto che la politicizzazione di questa materia secondo me non so quanto aiuti la risoluzione del caso in sé», ha commentato da Bruxelles la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che del primo ministro ungherese Viktor Orbàn è amica e alleata. «Poi ovviamente ognuno fa le scelte che vuole fare, e particolarmente quelle che riguardano Ilaria Salis non mi permetto di giudicarle. Saranno scelte che avrà valutato, e non cambia assolutamente niente».