Irrompono anche gli squilli a vuoto, nella delicata questione del voto sulla commissione Ue, previsto per il prossimo 27 novembre. Con una maggioranza Ursula sempre più debole e i veti incrociati che stanno facendo seriamente vacillare l'asse Ppe-Socialisti e rimettendo in discussione l'intero collegio dei commissari, a partire dal nostro Raffaele Fitto, la questione sulla sponda italiana si sta trasformando in un caso politico dal difficile sbocco. La pressione, in questo momento, è tutta sul Pd, che non si è ancora pronunciato sull'atteggiamento che vorrà avere rispetto al voto sulla vicepresidenza esecutiva che la presidente von der Leyen ha deciso di affidare al nostro ministro.

Sul quale, però, in quanto proveniente dal gruppo dei Conservatori, pende un brusco veto del Pse, che ha messo ora in seria difficoltà Elly Schlein e i suoi, soprattutto dopo il segnale chiaro inviato dal Quirinale, che ha ricevuto Fitto facendo palesemente risultare il proprio auspicio che il Nazareno non ostacoli la sua nomina. A Mattarella, inoltre, ieri si è aggiunta un'altra figura di rilievo istituzionale e di provenienza dem come il segretario uscente Paolo Gentiloni, che nel suo stile diplomatico non ha voluto mettersi in aperto attrito con Schlein ma ha tenuto a sottolineare che «certamente il rappresentante dell'Ecr, un fiammingo belga, votò a favore, e io l'ho visto spesso in questi anni e l'ho ringraziato, è una persona molto seria».

Un modo per dire, senza possibilità di equivoco, che si aspetterebbe un via libera dal Pd, anche se si tratta di un passaggio tormentato, visto che rappresenterebbe uno strappo con le altre delegazioni socialdemocratiche. Una impasse alla quale Schlein sta cercando di sottrarsi, rigettando la palla nel campo di FdI e preferendo attaccare la presidente del Consiglio. In questa polemica, la numero uno del Nazareno ha anche dichiarato di aver tentato di contattare Meloni al telefono, senza ricevere però risposta: «Ieri (l'altroieri, ndr) a mezzogiorno», ha dichiarato, «l'ho chiamata per chiederle perché è da una settimana che mi attribuisce cose che non ho mai fatto e che non ho mai detto. Mi attribuisce cortei a cui non ho partecipato, assessorati regionali che non ho mai avuto, e posizioni su Fitto che non ho mai assunto. Sa perché non mi ha risposto?», ha aggiunto, «perché poche ore dopo doveva andare a fare campagna elettorale a Perugia dicendo che non rispondo. È lei che non risponde al telefono. Oltre a rispondere a me al telefono, sarebbe il caso che rispondesse agli italiani sui tagli che sta facendo alla scuola pubblica e alla sanità pubblica».

Al di là delle schermaglie pre-elettorali, è verosimile che dopo il gesto di Mattarella Schlein stia cercando una soluzione che non faccia apparire il Pd come connivente con la destra agli occhi del centrosinistra a Bruxelles e non offra al centrodestra italiano facili argomenti propagandistici. Per il momento si procede glissando: «Il problema», ha detto ancora Schlein, «non è mai stato Fitto e le sue deleghe. Il problema politico è questo allargamento della maggioranza a destra, diversamente da chi ha votato von der Leyen a luglio». C'è però un altro elemento di cui la segretaria del Pd deve tenere conto, e cioè la competizione a sinistra. Sia Avs che M5s stanno già incalzando il Nazareno sulla questione Fitto, non avendo alcuna remora sull'atteggiamento da adottare il 27 novembre. Rivolgendosi contro la maggioranza di governo, Giuseppe Conte ha affermato che «gli anti italiani sono loro, che quando c'era il Pnrr, fosse stato per loro, non sarebbe mai arrivato e Fitto ha dovuto ammettere che oggi lui voterebbe il Pnrr che allora non ha votato. Se tu proponi oggi, con una delega al Pnrr, un commissario che non ha votato il Pnrr e che è responsabile dei ritardi del Pnrr, vuol dire che non vuoi bene all'Italia».