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Gli scatoloni con le 300 mila firme sono state depositate - dal direttore de La Stampa Massimo Giannini, dal vicedirettore Andrea Malaguti e dalla giornalista Francesca
Paci, tra i capi della redazione romana del quotidiano - davanti all'ambasciata dell'Iran. "No alla dittatura, no alla dittatura" e "Donna, vita e liberta'" gli slogan dei manifestanti in
via Nomentana. La petizione, grazie alla quale sono state raccolte le firme, è stata lanciata per chiedere di salvare la vita Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e madre di tre bambini piccoli condannata a morte in Iran.
Presenti, tra gli altri, Mara Carfagna, deputata di Azione, Giuseppe Provenzano e Gianni Cuperlo, deputati del Partito Democratico e Luigi Marattin, deputato di Italia Viva. Dura condanna al regime di Teheran è stata espressa dal ministro degli Esteri Antonio Tajani: quando le autorità iraniane hanno liberato Alessia Piperno, l'Italia ha sperato «che fosse un primo segnale per una marcia indietro: purtroppo non è stato così e l'Iran ha superato la linea rossa cominciando ad eseguire condanne a morte di manifestanti». Il Ministro, intervistato da SkyTg24, ha ribadito la dura posizione dell'Italia «contraria alla pena di morte, sempre a favore delle moratorie Onu mentre un numero crescente di Paesi prende posizione contro la pena di morte», che in Iran è inflitta in modo "sproporzionato" rispetto ai reati commessi e quindi anche più «inaccettabile, soprattutto quando lo si fa in nome di Dio. È Dio che toglie la vita, nessuno può farlo in suo nome», ha aggiunto.
Il leader di Azione, Carlo Calenda, anche lui presente alla mobilitazione ha detto che in Iran «è in atto una repressione dei diritti fondamentali con una brutalità inaudita. Francamente quello che mi sorprende è che non si mobilitino i giovani italiani che si mobilitano per un sacco di cose. Non si è vista una sardina. Forse questo sarebbe proprio il caso che si mobilitassero facendo sentire la loro voce, perchè chi viene ucciso, incarcerato e impiccato sono giovani della loro età che combattono per la libertà che i giovani italiani hanno. Forse, anzi sicuramente, si dovrebbero impegnare».
Su Twitter Raffaella Paita, Presidente del gruppo Azione-Italia Viva in Senato, ha scritto: «Ho sottoscritto convintamente la petizione de
La S tampa per le donne iraniane. Essere al loro fianco delle è un dovere morale. Il loro coraggio, la loro lotta per la libertà sono commoventi. L'Occidente ha scelto ancora una volta nettamente da che parte stare».Anche Mara Carfagna, presidente di Azione, sui social ha scritto: «Davanti all'ambasciata iraniana a Roma, con Azione, per prendere l'impegno ad agire in tutte le sedi per fermare la brutale repressione contro le donne e i giovani iraniani, i processi farsa, le condanne a morte. E' una battaglia per i diritti umani universali, che riguarda tutti. Spero che domani la presidente Meloni affronti anche questo tema con Ursula von der Leyen: l'Italia si faccia promotrice di un'iniziativa europea per fermare immediatamente le esecuzioni capitali. Nessun dialogo, nessun tavolo con Teheran su nessun tema, finché l'Iran non sospenderà le condanne a morte».
Laura Boldrini, deputata del Pd, ha inviato all'Ambasciatore della Repubblica Islamica dell'Iran, Mohammad Reza Saburi, una lettera nella quale scrive: «Gentile signor Ambasciatore, le scrivo per esprimere la mia profonda preoccupazione per la repressione messa in atto nella Repubblica Islamica dell'Iran nei confronti di chi manifesta chiedendo libertà e democrazia. E ritengo drammatica e spietata la decisione di condannare a morte chi ha organizzato manifestazioni di protesta e partecipato a esse».