PHOTO
La premier Giorgia Meloni
Trecentomila firme. Tante sono quelle raccolte online dal comitato promotore del referendum per abrogare la legge sull’Autonomia, approvata poche settimane fa e contro la quale l’intera opposizione si è ritrovata a far fronte comune. Alle firme digitali si devono aggiungere le decine di migliaia apposte nei gazebo fuori dagli ospedali e nei mercati rionali, in prossimità dei luoghi di lavoro e in tutti i contesti di vita della popolazione, come ha fatto sapere il presidente del comitato, Giovanni Maria Flick.
Un numero che ha fatto esultare i partiti del cosiddetto campo larghissimo, dal Pd al M5S, da Avs a Italia viva, dando loro nuova linfa in vista delle Regionali d’autunno in Emilia-Romagna, Liguria e Umbria, dove puntano all’en plein. «Mentre la destra spacca il Paese e divide le italiane e gli italiani in cittadini di serie A e cittadini di serie B, la nostra comunità è al lavoro per raccogliere le firme in tutta Italia e dire no a una riforma che taglia i servizi, privatizza il servizio sanitario nazionale e attacca l’istruzione pubblica, aumentando le diseguaglianze - ha commentato la segretaria del Pd, Elly Schlein - «È una mobilitazione straordinaria, grazie alle nostre e ai nostri militanti, impegnati in questi fine settimana nei banchetti da Sud a Nord del Paese, sempre tra le persone».
A rimarcare come la contrarietà all’Autonomia non sia solo al Sud, interviene anche l’ex sindaco di Pesaro e attuale eurodeputato dem, Matteo Ricci. «Gli italiani, non solo quelli residenti al Sud, non sono d’accordo a suddividere l’Italia in 20 baracconi amministrativi che andrebbero a dividere il Paese in un momento in cui ha più bisogno di essere ricucito - ha detto Ricci - Non bisogna pensare che la questione dell’autonomia differenziata riguardi solo il Sud».
Ma visto che nel 2025 si voterà in due regioni importanti del Meridione come Puglia e Campania, entrambe governate dal Pd e dove i dem puntano alla riconferma, è chiaro che la netta contrarietà che si percepisce al Sud rispetto alla legge avrà un peso non indifferente. «Stiamo assistendo a una straordinaria mobilitazione della raccolta delle firme per i referendum contro l’Autonomia differenziata», ha esultato il leader dei Verdi, Angelo Bonelli aggiungendo che «dobbiamo continuare così per difendere la sanità pubblica, l’ambiente e la scuola pubblica nel nostro Paese» mentre per il presidente M5S Giuseppe Conte «i cittadini non vogliono un’Italia frammentata, svilita, impoverita».
Tra i più arrivi per pubblicizzare la raccolta firme c’è il leader di Iv Matteo Renzi, che alle prese con i suoi dirigenti locali che chiedono il Congresso spinge tuttavia sempre di più per l’approdo nel centrosinistra. «La raccolta firme per il referendum sull’autonomia differenziata sta volando - ha scritto ieri nella sua e- news - Se questo referendum fa il quorum, per il Governo si mette male davvero. E le elezioni anticipate potrebbero non essere un tabù».
Lanciando poi una giornata di «mobilitazione straordinaria l’ 8 agosto «per raccogliere firme in spiaggia, in montagna, in città» e «dare il rush finale alla raccolta di firme».
A polemizzare con il comitato promotore è invece il presidente del Veneto Luca Zaia, grande sostenitore della legge. «Col referendum c’è chi vuole un’equa ripartizione del malessere, non del benessere - ha detto l’esponente del Carroccio - Il referendum è costituzionalmente previsto, vedremo se il quesito sarà ammesso, ma lo attendiamo, se sarà, con serenità».
E sulle firme già raccolte ricorda che «sono 2 milioni e 328mila i veneti, e di tutti i partiti, che hanno votato al nostro referendum sull’autonomia» . Ma la polemica è anche contro gli altri presidenti di Regione, in prima linea nella raccolta firme. «E comunque mi chiedo sempre più spesso - continua il governatore del Veneto - che problemi hanno i miei colleghi presidenti di Regione quando gli si dice che si tratta di una grande opera di decentramento amministrativo, non capisco quale possa essere il fastidio di poter disporre di poteri più diretti, ad esempio nell’ambito della protezione civile».