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Matteo Salvini, leader della Lega e vicepremier del Governo Meloni
È un Salvini che gioca a tutto campo, che ogni giorno alza la posta, ma il rischio, in questi casi, potrebbe essere quella che qualcuno chiamava “l'eterogenesi dei fini”. Su quali siano gli obiettivi di questa campagna elettorale giocata pericolosamente, è stato detto e scritto a sufficienza.
Occorrerà vedere - e lo sapremo pressappoco domenica notte se i suoi calcoli si saranno rivelati esatti. Si vedrà se la carta Vannacci, col suo ammiccare alla parte più reazionaria dell'elettorato, col suo giocare tra le linee della destra storica e di quella che rimpiange l'extraparlamentarismo nero alla Junio Valerio Borghese, porterà almeno quel paio di punti percentuali preventivati dal vicepremier, ma si vedrà anzitutto se le ultime sparate a palle incatenate contro l'Europa e il primo degli europeisti di casa nostra ( Sergio Mattarella) avranno toccato le corde della Lega delle origini, del “popolo di Pontida”.
Nelle valutazioni del leader del Carroccio, probabilmente, invocare la sovranità nazionale si accorda con la battaglia contro i lacci e i lacciuoli di Bruxelles, di chi - sempre secondo la sua narrazione - vorrebbe costringere gli italiani a spendere una fortuna per l'efficientamento energetico delle proprie abitazioni, o ad acquistare un'automobile elettrica da 50mila euro con la batteria costruita in Cina, o addirittura a mangiare a loro insaputa la farina di grillo, mandandola giù con acqua bevuta da una bottiglietta con un tappo molesto. Argomenti grossier che possono fare presa, ma se la prospettiva, dall'appuntamento elettorale di questo weekend, si allarga alla partita della leadership del Carroccio, allora il quadro potrebbe non essere come Salvini sta cercando di dipingerlo.
A ottobre, stando almeno a quanto deliberato dal Consiglio federale della Lega, si dovrà celebrare un congresso che, per la prima volta da lustri, vede la figura del segretario come contendibile. Il pressing per andare alle urne col ddl Calderoli sull'autonomia differenziata incardinato in aula alla Camera è figlio, palesemente, dell'esigenza di portare in dote ai nordisti- bossiani del partito una bandiera storica, che in ogni caso nelle norme transitorie prevede una gestazione di almeno due anni.
L'imperativo, dunque, è non lasciare troppo terreno a Fedriga, Zaia, alla Lega degli amministratori locali, vicina al territorio e alle istanze dei cittadini. Ma soprattutto, vicina alle istanze dei piccoli e medi imprenditori che fino all'avvento del Capitano costituivano l'ossatura del consenso del Carroccio, prima che questo arrivasse a livelli inediti ( oltre il 30 per cento) con la svolta sovranista poi fagocitata da Giorgia Meloni.
Qualcuno, a mezza bocca, dal Nord Est o dalla Lombardia industriale sta cercando di farlo notare, facendo però attenzione a non danneggiare la campagna elettorale: siamo sicuri che i piccoli imprenditori che ancora guardano alla Lega come a un punto di riferimento condividano i toni e l'impostazione della campagna anti- Ue voluta da Salvini? E condividano che iniziative come la richiesta di dimissioni al Capo dello Stato, in chiave anti- Ue, siano lasciate a figure come Claudio Borghi, noto per le posizioni no- euro e no- vax? Che settori come quello agricolo o balneare siano sul piede di guerra con Bruxelles, e che Salvini e Meloni siano in competizione per porsi come loro paladini è fuori di dubbio, ma è fuori di dubbio che esista un ceto industriale e manifatturiero che non potrebbe esistere al di fuori del mercato unico, e che ha fatto tesoro della lezione della Gran Bretagna, dove la fuoriuscita dall'Ue col contestuale arrivo di dazi e balzelli doganali si è rivelato letale per tutta una serie di aziende inglesi che vivevano dell'interscambio coi 27.
Lasciare l'invettiva antieuropea nelle mani di chi condivideva il piano segreto per il ritorno alla lira in una notte, favoleggiato ai tempi della costituzione del primo governo Conte, e la richiesta di impeachment per Mattarella ( che si mise di traverso all'ipotesi Paolo Savona al Mef) difficilmente può risultare gradito ai governatori del Veneto e del Friuli e alla parte di Lega che confida in loro. Come ha più volte spiegato Zaia, nella loro idea l'Autonomia è un modo per rendere più facile l'interlocuzione tra i territori e Bruxelles, e non per allontanarsene. E a dirla tutta, anche la campagna forsennata sulla stretta all'immigrazione ha provocato dei distinguo tra gli imprenditori ( e in questo caso anche coltivatori) del Nord, tanto da indurli a chiedere un allargamento delle maglie per i decreti- flussi, stante una cronica carenza di manodopera.
A questo rischio, poi, si aggiunge il citato azzardo-Vannacci, capace di generare episodi come quello che ieri ha visto il sottosegretario ai Rapporti col Parlamento Pina Castiello inneggiare alla Decima Mas mentre taglia una torta. Difficilmente gente come Massimiliano Romeo, Gian Marco Centinaio, oltre naturalmente ai governatori, si saranno compiaciuti. Se l'all- in puntato sulla pancia del paese non dovesse dare i frutti sperati, dunque per il Capitano si farebbe veramente dura.